Da 2,2 a 4,5 milioni di euro in 12 mesi netti. In particolare, In base ai dati forniti dal Consorzio di tutela del salame Felino Igp, in un anno la quota export sul fatturato al consumo del celebre salume della ‘Parma food valley’ è pressoché raddoppiata, passando dal 2,5% del 2023 al 5% del 2024. A trainare le vendite oltreconfine sono i Paesi del Vecchio Continente e, in primis, Germania, Francia e Svizzera. A compiere un balzo sono stati anche il fatturato al consumo, passato da 87 a 89 milioni di euro, e il valore della produzione, da 40 a 46 milioni di euro. In linea con l’anno precedente, invece, il ‘peso’ del preaffettato, a quota 573mila chilogrammi. A fronte di 5,3mila tonnellate di carne lavorata, inoltre, sono state 3,5mila le tonnellate destinate al prodotto certificato, ‘editato’ da parte delle 13 aziende produttrici aderenti al Consorzio coinvolgendo oltre 500 addetti tra lavoratori diretti e legati all’indotto.

“Il 2024 è stato un anno tutto sommato positivo considerando un mercato schizofrenico per quanto riguarda il costo della materia prima che, purtroppo, ha confermato i picchi del 2023 – commenta Umberto Boschi, presidente del Consorzio di tutela del salame Felino Igp – Il trend, peraltro, non è destinato a migliorare considerando che, nel periodo di alta richiesta ovvero dopo l’estate, sappiamo già di dover fronteggiare un calo dei suini disponibili che non aiuterà i produttori. In ogni caso siamo soddisfatti per la crescita dell’export e per la tenuta del preaffettato che ci permettono di far conoscere e apprezzare ancora di più il nostro prodotto”.

Aggiornato a inizio anno, infine, il disciplinare del Consorzio che prevede la modifica del peso dei suini destinati alla lavorazione: non è più previsto il peso medio ‘vivo’, pari mediamente a 160 chilogrammi con una tolleranza di circa il 10%, bensì quello della carcassa, rilevato al momento della macellazione e compreso di norma tra 110 e 190 chilogrammi.