Venezia dà spazio all’arte programmata di Marina Apollonio

Palazzo Venier dei Leoni ospita, per la prima volta, una mostra-tributo dedicata a un artista vivente. Fino al 3 marzo ‘Oltre il cerchio’ mette in scena oltre 100 lavori tra dipinti, sculture, opere in movimento, ricerche cromatiche e sperimentazioni tecniche realizzate da Marina Apollonio. Curata da Marianna Gelussi, la retrospettiva ripercorre la carriera dell’artista dal 1963 a oggi con opere provenienti da importanti istituzioni museali quali Neue Galerie di Graz, Fondation Villa Datris de L’Isle-sur-la-Sorgue, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, Mart di Rovereto, Kunsthalle Recklinghausen e Ritter Museum di Waldenbuch e Museum Haus Konstruktiv di Zurigo.

Nata a Trieste nel 1940, all’età di otto anni Marina Apollonio si trasferisce con la famiglia a Venezia. Nel 1962 inizia le sue ricerche attorno alla percezione visiva attirata dal linguaggio universale della geometria, cerchio in primis. In sintonia con l’avanguardia dell’op-art che introduce il movimento nell’opera tramite accorgimenti di tipo ottico-percettivo per generare dinamismo, partecipa alla mostra ‘Nuova tendenza 3’ a Zagabria. Vicina ai maggiori rappresentanti dell’arte cinetica in Italia, l’artista frequenta il Gruppo T di Milano senza peraltro aderirvi. Nel 1968, dopo aver visitato la personale di Apollonio alla Galleria Paolo Barozzi di Venezia, Peggy Guggenheim le commissiona ‘Rilievo n. 505’, tutt’oggi parte della collezione del museo.

Il percorso espositivo accompagna il pubblico attraverso molteplici linee di ricerca, modellate dall’instancabile lavoro sperimentale sul cerchio. Marina Apollonio è oggi tra le maggiori esponenti della cosiddetta Arte Programmata, definizione che può essere applicata anche all’op-art e alla cinetica. Si tratta di una programmazione tecnica da parte dell’artista che vede lo spettatore come parte integrante dell’opera attraverso le sue sensazioni visive. Tra i lavori più iconici segnaliamo ‘Dinamiche circolari’, oggetti statici e mobili che esplorano la struttura e le possibilità di attivazione del cerchio. In mostra anche ‘Rilievi’, strutture metalliche che catturano l’ambiente circostante. L’iniziativa prosegue con ‘Gradazioni’, pitture in cerchi concentrici realizzate nella seconda metà degli anni Sessanta, e ‘Espansioni’, esplosioni cromatiche dalle linee di colore concentriche di piccole dimensioni.

Il percorso include anche progetti ‘site-specific’ come ‘Entrare nell’opera’, realizzato appositamente per la mostra veneziana, e l’istallazione musicale ‘Endings’, frutto della recente collaborazione con il compositore Guglielmo Bottin. La retrospettiva è accompagnata da un catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con testi di Marianna Gelussi, Arnauld Pierre e Max Hollein. La pubblicazione contiene un’intervista all’artista di Cecilia Alemani, curatrice e storica dell’arte.

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