Vertice Stellantis-governo: “Ecco il piano per l’auto”

ROMA — Il percorso non è stato facile. Due anni di confronto, con diversi momenti di scontro, ma alla fine, dopo l’uscita di scena dell’ex ad Carlos Tavares, governo e Stellantis riescono a stringere un patto sul futuro dell’auto in Italia. La svolta è il piano che Jean-Philippe Imparato, capo Europa di Stellantis, porta al tavolo del ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un piano che Urso, mai tenero con Stellantis, definisce «promettente, con impegni che non si erano mai visti». Anche perché il costruttore italo-francese, oltre a dare rassicurazioni, permette al governo Meloni, nel pieno di una crisi difficile del settore, definita dagli esperti come una “tempesta perfetta”, di limitare i problemi industriali e sociali. Il ministro Urso lo dice in modo chiaro: «Mentre in tutta Europa si verificano chiusure e licenziamenti di operai, dopo due anni siamo riusciti, mettendo insieme tutto il sistema Italia, a ingaggiare Stellantis in squadra per rilanciare l’auto con un piano di sviluppo». Anche Imparato, incaricato dal presidente di Stellantis John Elkann di seguire la delicata partita, sottolinea che si tratta di «un piano di attacco e non difensivo», un piano che coinvolge l’indotto. L’Anfia, l’associazione che raggruppa il mondo dell’auto – costruttori e filiera – dà un giudizio positivo per gli impegni presi da Stellantis sulle produzioni e per la volontà «di rinvigorire e migliorare i rapporti con i fornitori italiani».

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Sulla filiera auto pioveranno i soldi che il governo è riuscito a recuperare per limitare il taglio di 4,6 miliardi fatto al fondo auto. Ieri è stato approvato un emendamento in manovra per recuperare 400 milioni. E Urso, che parla di «grande sforzo», spiega che sono a disposizione «1,6 miliardi nel triennio 2025-2027». La cifra comprende il fondo automotive (200 milioni nel 2025, 400 nel 2026 e 400 nel 2027) più 500 milioni di fondi Pnrr per i contratti di sviluppo e altri 100 di fondi residui. «Ma 1,1 miliardi potranno essere usati già nel 2025 per supportare la transizione con contratti di sviluppo e accordi di innovazione delle aziende del settore», spiega il ministro.

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A fine gennaio Urso convocherà un tavolo automotive per indicare nei dettagli come saranno usati i fondi e quali misure ci saranno. Rimangono, per gli anni a venire o in caso di necessità, 500 milioni. Al tavolo c’era anche la ministra del Lavoro Calderone che si impegna «a tutelare i lavoratori del gruppo e dell’indotto con risorse nazionali e comunitarie». Un passaggio fondamentale, visto che sia Stellantis sia molte imprese della filiera stanno esaurendo la cassa integrazione.

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I sindacati vedono, come dice la Fismic Confsal, «luci e ombre». Il segretario della Cgil, Maurizio Landini, dice che «c’è qualche novità, ma l’unica certezza è la cassa integrazione per il 2025». Il segretario della Fiom, Michele De Palma, parla di «un piano di ripartenza che nel 2025 dovrà affrontare il tema della continuità dell’occupazione in particolare nell’indotto» e chiede un tavolo a Palazzo Chigi. Per il numero uno della Fim, Ferdinando Uliano, «l’incontro rappresenta un punto di svolta nei rapporti con l’azienda con l’aggiunta di nuovi investimenti per l’Italia, ma restano problematicità sulla Maserati e sulla gigafactory di Termoli». Il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, chiede «di passare dalle parole ai fatti. Non ci sono le condizioni per parlare di una nuova fase in grado di garantire un futuro agli stabilimenti, troppa cassa integrazione e tempi troppo lunghi». La prossima sfida sarà a livello europeo, sulla rimodulazione delle multe per le emissioni di CO2 decise da Bruxelles. Tema toccato anche da Meloni ieri nelle comunicazioni in Parlamento. C’è un asse Roma-Parigi-Berlino e per Urso «è necessario partire dalle multe per rivedere il percorso di transizione al 2035. Non basta rinviarle». Questione su cui Stellantis, ritornata in Acea, l’associazione europea dei costruttori, è pronta a collaborare.

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