Barcellona, la flotilla per Gaza torna in porto per il maltempo: “Ma Israele non ci fermerà”

Non sono state le minacce del ministro israeliano Itamar Ben-Gvir, ma il vento a costringere la delegazione spagnola della Global Sumud Flotilla a girare la prua e tornare in porto a Barcellona, da dove erano partiti ieri pomeriggio. “A causa delle condizioni meteo avverse, siamo obbligati a tornare in porto in attesa che la tempesta passi”, fanno sapere dal comitato organizzatore. La partenza, spiegano, è solo rimandata.

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“Vento a 30 nodi pericoloso per le nostre barche”

Per scelta e strategia, le barche sono piccole, navigare con trenta nodi di vento metterebbe a rischio la sicurezza degli equipaggi a bordo, quindi si è deciso di mettersi al riparo e aspettare condizioni meteo più favorevoli. “Abbiamo deciso di dare priorità all’incolumità delle persone anche per non compromettere le possibilità di successo della nostra missione”, dicono da Barcellona.

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Safety first, la sicurezza prima di tutto. Regola numero uno in mare. E il Mediterraneo di fine estate, si sa, è capriccioso, improvvisamente si può gonfiare di venti che rendono difficile governare barche di piccole dimensioni. Ne erano consapevoli organizzatori e partecipanti alla Global Sumud Flotilla, che hanno annunciato il proprio calendario di navigazione, sottolineando sempre “meteo permettendo”. Con la delegazione italiana è stato più clemente.

Delegazioni italiana continua la rotta verso la Sicilia

Le quattro barche partite da Genova stanno facendo rotta verso la Sicilia e si prevede che raggiungano Catania e Siracusa fra il 3 e il 4 settembre. Oggi e domani sotto costa potrebbero esserci momenti complicati, ma dalla Liguria sono partiti in larga parte equipaggi tecnici di chi sa come affrontare il mare. La preoccupazione però è che il tempo giochi contro la Flotilla, dando a Israele il tempo di fermare legalmente o per via diplomatica almeno alcune delle navi.

I tentativi di bloccare la Flotilla per via legale

È successo in passato, quando improvvisamente sono state tolte le bandiere a navi in procinto di salpare. E adesso di mezzo ci si mette anche “Shurt HaDin”, associazione israeliana molto vicina alla destra messianica, che secondo quanto riporta la testata Maariv ha segnalato Greta Thunberg e altri partecipanti alla Flotilla alle autorità marittime internazionali e alle procure in Svezia e Gran Bretagna. L’accusa? “Contaminazione ambientale delle acque del Mediterraneo”. Quando sono stati intercettati sulla Madleen, alcuni attivisti avrebbero lanciato in acqua il proprio cellulare. Una misura di sicurezza per evitare di mettere a rischio i propri contatti, soprattutto in Israele. Ma per l’associazione questo equivarrebbe a “trattare il mare come un cassonetto”.

“Le minacce di Israele non ci fermano”

“Iniziative e opinioni che si commentano da sé”, dicono ambienti vicini alla Global Sumud Flotilla, che con la portavoce italiana ha invece respinto pubblicamente al mittente le minacce di fermare militarmente le barche e arrestare tutti gli attivisti del ministro Ben Gvir. Come anticipato oggi da Repubblica, nel corso di una riunione con il premier Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Israel Katz, degli Esteri Gideon Saar e degli Affari strategici Ron Dermer si è deciso per la linea dura. Attivisti e volontari a bordo verranno trattati come terroristi, trattenuti in detenzione amministrativa, dunque a tempo potenzialmente indefinito e senza garanzia di assistenza legale, e in condizioni di isolamento: niente radio e tv e neanche cibo specifico per chi lo necessiti. “Così ci penseranno due volte prima di organizzare un’altra flotilla”, ha commentato ieri il ministro Ben Gvir.

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Delia: “I governi garantiscano la nostra incolumità”

“Noi non ci fermiamo, andremo avanti. Non ci facciamo intimorire perché sappiamo di muoverci nella totale legalità – ha commentato Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia della Global Sumud Flotilla – Mi auguro, nel caso in cui Israele metta in pratica arresti con il carcere duro, che il nostro governo intervenga perché siamo cittadini italiani e navighiamo in acque internazionali. Quindi Israele non ha alcun diritto di arrestarci e sequestrare le nostre navi”.

Insorgono anche le opposizioni

Medesimo appello arriva dalle opposizioni. “Penso che a Flotilla vada espresso tutto il sostegno e penso che anche il governo italiano dovrebbe garantire da un punto di vista della pressione diplomatica un aiuto a chi sta svolgendo un’attività umanitaria, soprattutto dopo le minacce di arresto degli attivisti da parte del governo israeliano”, ha detto il segretario di Più Europa Riccardo Magi. “Le minacce di Ben Gvir nei confronti della Global Sumud Flotilla sono minacce alla nostra civiltà, fondata sul rispetto dei diritti umani. Compito dei governi europei è rispedirle al mittente con vigore. Ciò che è illegale è l’assedio e l’invasione di Gaza, la volontà disumana, criminale, genocida del governo israeliano”, afferma in una nota il responsabile Esteri nella segreteria nazionale del Pd, Peppe Provenzano, che chiede al governo “di lavorare affinché questa straordinaria missione pacifica umanitaria internazionale arrivi sicura a destinazione”. Ma, fa notare Barbara Floridia, senatrice M5s e Presidente della Vigilanza Rai, dalla premier Meloni non è arrivata “una parola per difendere i suoi concittadini carichi di umanità e patriottismo in mezzo al mare? Non un avvertimento a Netanyahu di non torcere un capello a questa gente. Non una preghiera per lasciarli passare e portare cibo ai bambini palestinesi”.

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