Big Pharma pagava i manager delle farmacie per favorire il consumo di oppioidi e anti-dolorifici

NEW YORK – I giganti farmaceutici americani hanno pagato per anni i manager delle catene di vendita di farmaci perché non limitassero le prescrizioni di antidolorifici e oppioidi, nonostante i casi di overdose e la morte di migliaia di americani. Lo rivela un’inchiesta del New York Times da cui emerge una catena criminale a spese degli americani, in un’epoca in cui ogni anno, dal 2021, almeno centomila persone sono morte per overdose di psicofarmaci. Ma il guadagno a tutti i costi appare ancora un volta il collante del sistema capitalistico americano.

Per anni, secondo il quotidiano newyorkese, manager di catene farmaceutiche hanno preso bustarelle dai produttori di oppiacei, tra cui Purdue Pharma, in cambio di un allargamento delle maglie nelle prescrizioni. Mentre la gente moriva, i Pbm, acronimo che sta per Pharmacy Benefit Managers, intascavano milioni di dollari.

I Pbm sono intermediari che gestiscono i programmi di farmaci prescritti nei piani sanitari commerciali, nei piani Medicare, destinati ai pensionati, e in quelli per i dipendenti statali.

Negli Stati Uniti ci sono tre compagnie che gestiscono gran parte delle prescrizioni mediche: Express Scripts, Cvs Caremark e Optum Rx, che fa parte di UnitedHealth, la corporation per cui lavorava Brian Thompson, l’amministratore delegato del ramo assicurativo sanitario ucciso il 4 dicembre a Manhattan. Per l’omicidio è stato arrestato Luigi Mangione, 26 anni, incriminato per omicidio volontario commesso come “atto di terrorismo”.

Il mercato di questi tre giganti americani è formato da duecento milioni di persone e tutti e tre occupano posizioni alte nella Fortune 500, l’elenco annuale delle compagnie più grandi negli Stati Uniti. I Pbm si occupano di gestire le reti farmaceutiche, regolano le formule di rimborso e il trattamento delle prescrizioni.

Possono anche negoziare sconti sui prezzi e rimborsi, contribuendo a ridurre i costi dei farmaci per i piani sanitari e per gli iscritti. Ma non sembra che gli intermediari dei tre gruppi lo avessero fatto. A loro spettava di controllare quali farmaci devono essere coperti dalle assicurazioni. Spesso vengono fissate restrizioni, per ridurre i costi.

Per certi tipi di farmaci, tipo gli oppioidi, servono prescrizioni mediche per evitare casi di overdose e limitare il numero di pillole da consegnare al cliente, anche in questo caso per evitare un effetto collaterale: quello della vendita al mercato nero.

La strategia di Purdue Pharma era quella di rendere più accessibile l’OxyContin, uno dei farmaci finiti nel mirino e di cui la corporation è il maggior produttore. La compagnia non voleva che i medici dovessero fornire prescrizioni per il potente narcotico e non volevano limitazioni al numero di pillole da vendere, nonostante l’aumento verticale di casi di dipendenza e overdose.

In cambio di questo via libera, la compagnia ha pagato una montagna di soldi: soltanto tra il 2003 e il 2012, Purdue ha versato complessivamente agli intermediari 400 milioni di dollari, in gran parte legati alla vendita di OxyContin. Ma il trend sarebbe andato avanti almeno fino al 2019, anche sotto altre forme, tipo spingere per rinviare l’introduzione di nuove restrizioni all’uso di questo farmaco.

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