Egizi, cartiglio del faraone Ramses III scoperto in Giordania. “Riscrive geopolitica dell’antichità”

Un ritrovamento eccezionale nel cuore del deserto giordano potrebbe riscrivere le rotte dell’antico Egitto: un cartiglio del faraone Ramses III è stato scoperto inciso su una remota parete rocciosa del Wadi Rum, segnando la prima testimonianza egizia mai ritrovata in Giordania.

L’iscrizione, una cornice ovale contenente il nome del faraone in geroglifici, conferma la presenza militare egiziana in una delle aree più strategiche della Penisola Arabica, probabilmente legata al controllo delle rotte commerciali verso l’Africa e l’Asia.

Civiltà estesa “ben oltre i confini del Nilo”

Il XII secolo a.C. fu un’epoca turbolenta nel Mediterraneo orientale. Dopo aver respinto i popoli del mare, Ramses III consolidò il controllo egiziano sulle miniere di rame del sud e sulle tratte dell’incenso, risorse vitali per l’economia del Regno egiziano.

Secondo l’archeologo egiziano Ali Manaser, tra i responsabili della scoperta, “questo ritrovamento dimostra che l’influenza di Ramses si estendeva ben oltre i confini del Nilo”. La zona in questione era infatti ricca di rame e strategica per il commercio con l’Arabia e il Levante.

“Mondi antichi più connessi di quanto immaginiamo”

La scoperta del cartiglio risale a oltre dieci anni fa, ma è stata solo recentemente documentata ufficialmente grazie all’intervento dell’egittologo Zahi Hawass, già ministro delle Antichità del Paese nordafricano, nonché noto per aver guidato numerosi scavi nella Valle dei Re. Il Ministero del Turismo e delle Antichità della Giordania ha annunciato ora il riconoscimento ufficiale. Una campagna di scavi archeologici è in fase di pianificazione per indagare l’area, dove potrebbero emergere nuovi indizi sulle rotte faraoniche del commercio antico. Altri cartigli simili erano stati trovati in luoghi chiave come Tayma (Arabia Saudita) e Themilat Radadi (Israele), ma nessuno finora in Giordania. Il ritrovamento potrebbe dunque cambiare la nostra comprensione della geopolitica dell’antico Vicino Oriente.

“Questo segno inciso nella roccia parla di espansione, commercio e potere”, ha commentato Manaser. “E ci ricorda quanto fossero connessi i mondi antichi, molto più di quanto immaginiamo”.

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