Il Cremlino in fiamme: cosa nasconde il quadro nell’ufficio di Zelensky che fa infuriare Mosca
“Roba da ospedale psichiatrico”, si arrabbia Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo che ha recentemente attaccato il presidente Mattarella. “La prova migliore dello stato mentale di chi posa davanti a un’immagine simile”, le fa eco Dmitrij Peskov, il portavoce di Vladimir Putin. “Zelensky deve essere impazzito”, sbotta Vladimir Dzhabarov, vicepresidente del comitato internazionale del Consiglio della Federazione russa, “per avere commissionato un dipinto del genere”.
Il quadro in questione, che mostra il Cremlino in fiamme, è appeso in una stanza adiacente all’ufficio del presidente ucraino a Kiev. Sebbene fosse apparso in precedenza in un paio di filmati ufficiali, a suscitare le irate reazioni di Mosca è stata un’intervista a Zelensky pubblicata recentemente dal settimanale americano Time, in cui il leader ucraino si è lasciato fotografare davanti all’opera in questione, e a un’altra nella quale si vede una nave russa colpita nel mar Nero, affermando che il quadro del Cremlino in fiamme è il suo preferito e che entrambi simboleggiano “la vittoria”.
Volodymyr Zelensky’s favorite painting in his office shows the Kremlin engulfed in flames. “Each one’s about victory. That’s where I live” https://t.co/AgZtLQnlda pic.twitter.com/Yb5zDV46js— TIME (@TIME) March 24, 2025
Ma contrariamente a quanto dichiarato dalla Russia, Zelensky non lo ha affatto commissionato: glielo ha regalato l’autore, inviandolo per posta a Kiev da Tbilisi, la capitale della Georgia, indirizzandolo genericamente alle autorità ucraine, senza sapere se il presidente lo avrebbe mai ricevuto o anche soltanto visto. Quando ha scoperto che lo ha appeso nel suo ufficio, è rimasto sorpreso anche lui. Positivamente sorpreso, a differenza dei portavoce del Cremlino.
Il pittore al centro di questa nuova polemica tra Mosca e Kiev è un artista georgiano 53enne, Aleksandr detto “Sandro” Antadze, noto in patria per quadri assolutamente pacifici, ritratti di persone, animali, oggetti. L’invasione russa dell’Ucraina, e le intrusioni militari e politiche di Putin nel suo Paese, una ex-repubblica sovietica che, come l’Ucraina, vorrebbe fare parte dell’Occidente ma che la Russia cerca con ogni mezzo di tenere sotto il proprio controllo, gli hanno tuttavia ispirato una serie di dipinti d’altro tipo. Come quello finito nello studio di Zelensky.
“Il mio è un fuoco simbolico”, racconta Antadze per telefono da Tbilisi a Novaja Gazeta, il giornale dell’opposizione russa diretto dal premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov, per il quale lavorava Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata a Mosca nel 2006 nel giorno del compleanno di Putin, la cui redazione si è dovuta trasferire in Lettonia per continuare le pubblicazioni, quando tre anni fa il Cremlino l’ha messa al bando, nei giorni iniziali dell’invasione dell’Ucraina. “Non voglio certo che la capitale russa bruci”, prosegue il pittore. “Le fiamme sono soltanto una critica politica per tutto quello che la Russia ha fatto all’Ucraina e anche alla Georgia. Il quadro si intitola ‘Il sogno’ perchè esprime la speranza che un giorno queste terribili repressioni finiscano e che la Russia diventi un buon Paese. Il sogno che tutti noi potremo uscire dalla palude in cui ci sta trascinando il Cremlino. Certo, dubito che succederà presto, ma non perdo la speranza”.
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