Italo-venezuelano in carcere da 11 mesi dopo proteste contro Maduro, appello dei figli: “È malato”

A undici mesi dall’arresto, i figli del 65enne ex deputato e oppositore italo-venezuelano Américo De Grazia hanno denunciato sui loro account X che “non c’è ragione né giustificazione legale perché sia in prigione”, chiedendo la sua libertà e quella di tutti i prigionieri politici in Venezuela, molti dei quali detenuti in seguito alle manifestazioni per la contestata elezione del presidente Maduro del 2024.

“Oggi si compiono 11 mesi di questa ingiusta realtà e qui continuiamo ad alzare la voce per la libertà di nostro padre. Giustizia e libertà per Américo De Grazia”, hanno detto i figli dell’ex deputato nel loro appello.

A fine maggio María De Grazia aveva chiesto di “non lasciare morire mio padre in carcere”, dopo che l’ong Comitato per la libertà dei prigionieri politici aveva avvertito del “grave deterioramento” della salute del politico italo-venezuelano, detenuto dall’8 agosto del 2024 nel carcere dell’Elicoide, che è anche la sede del Sebin, il Servizio di intelligence venezuelano. Prima del suo arresto, a De Grazia, accusato dal governo venezuelano dei presunti reati di “istigazione all’odio” e “incitamento alla ribellione”, era stata diagnosticata un’infezione polmonare e recentemente ha presentato “un quadro respiratorio attivo con più di tre settimane di evoluzione”.

L’arresto di De Grazia è avvenuto insieme a quello di un altro italo-venezuelano, Williams Davila, che pure si trova ancora in prigione. Per entrambi, il governo italiano aveva rivolto un appello. E in carcere in Venezuela si trova anche il cooperante italiano Alberto Trentini, fermato il 15 novembre scorso dalle autorità locali: era arrivato in Venezuela il 17 ottobre scorso per coordinare i lavori sul campo della ong Humanity & Inclusion. Per lui è stata

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