La Global Sumud Flotilla in rotta verso Gaza. Israele: “Saranno tutti arrestati come terroristi”
«Non esiste un piano B, se non tornare con una flotta ancora più grande». Sul Moll de la Fusta di Barcellona, pieno di gente e bandiere palestinesi per salutare la partenza delle prime barche della Global Sumud Flotilla, la flotta civile che punta a Gaza per portare aiuti e aprire un canale umanitario permanente, prima di imbarcarsi Greta Thunberg non mostra tentennamenti. «Abbiamo il privilegio di vivere in un pezzo di mondo libero e il dovere — sottolinea — di fare qualcosa contro il genocidio in corso e le complicità che lo permettono». Ne sono convinti tutti gli equipaggi partiti ieri da Genova e Barcellona verso la Striscia. Ma da Israele sono già arrivati gli avvertimenti.
Global Sumud Flotilla, l’emozionante partenza di Greta Thunberg e degli altri attivisti
«Saranno arrestati come terroristi, detenuti nelle carceri di massima sicurezza Ketziot e Damon e le imbarcazioni confiscate e messe a disposizione della Marina israeliana». La voce è quella del ministro Ben Gvir, espressione della destra messianica israeliana, ma tramite lui parla tutto il governo. La linea è stata decisa ieri nel corso di una riunione ristretta fra il premier Netanyahu, i ministri Israel Katz, Itamar Ben-Gvir e Gideon Sa’ar e i vertici degli apparati di sicurezza. E la scelta è caduta sulla linea dura.
Le barche non solo saranno intercettate in acque internazionali, come successo nei mesi scorsi alla Madleen e alla Handala, o magari sabotate, come la Conscience, colpita a maggio da due droni al largo di Malta. «L’avvicinamento — è filtrato dopo l’incontro — sarà impedito a tutti i costi». È la stessa strategia che nel 2010 si è trasformata in un massacro: sul ponte Mavi Marmara sono rimasti dieci morti e decine di feriti.
«Loro hanno il loro odio, le loro armi, la loro violenza, noi il diritto internazionale e la solidarietà globale», ribatte da Barcellona Saif Abukeshek del comitato organizzativo. E poi — si ragiona fra chi è salito a bordo e chi si appresta a farlo — ci sono i numeri, che potrebbero giocare un ruolo e mettere in difficoltà Israele. Le quattordici barche partite ieri da Barcellona e Genova sono solo una parte della Global Sumud Flotilla. Il 4 settembre, altre 40 navi prenderanno il largo da Catania, Siracusa e dalla Tunisia, nei giorni successivi, ulteriori imbarcazioni salperanno dalla Grecia. Tutte piccole, per lo più a vela. «Nessuno deve poterci considerare o raccontare come minaccia», sottolinea la portavoce italiana Maria Elena Delia. In tutto, a bordo dovrebbero esserci settecento persone o più, provenienti da 44 Paesi diversi, incluso dal Sud Est Asiatico, che con Nusantara — il comitato che mette insieme dieci Paesi dell’area — ha contribuito alla Flotilla con fondi, navi, equipaggi.
Eterogenee per nazionalità dei volontari a bordo e bandiera sul pennone, «tutte diverse — spiegano gli organizzatori — per evitare che vengano revocate alla partenza, come in passato», dopo un rendez-vous nel Mediterraneo, le barche si muoveranno insieme verso la Striscia. «L’obiettivo è quello di mettere i governi davanti all’evidenza ed alla gravità delle loro mancanze», attacca l’eurodeputata di Avs, Benedetta Scuderi che nei prossimi giorni salperà verso Gaza. «Il diritto internazionale è dalla nostra parte», le fa eco la parlamentare portoghese Maria Mortagua, anche lei a bordo insieme all’ex sindaca di Barcellona Ada Colau.
Il viaggio sarà lungo, ci vorranno due settimane per arrivare a largo di Gaza. Sempre che Israele lo permetta. Ma a terra, in tutta Europa, la mobilitazione continua e i “camalli” di Genova lo hanno promesso: «se per soltanto venti minuti perdiamo il contatto con le nostre barche, con le nostre compagne e i nostri compagni — ha detto Riccardo Rudino — blocchiamo tutto, da qui non esce più neanche un chiodo».
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