L’addio del capo dello staff, la linea non protetta, la macchina della verità: Hegseth trema davvero

New York – Il capo del Pentagono Pete Hegseth adesso comincia a tremare davvero. Non bastava aver svelato su una piattaforma non protetta notizie riservate su un attacco militare in Yemen, e neanche aver passato alla moglie, al fratello e al proprio avvocato notizie che un generale gli aveva inviato su una linea segreta. Secondo il Wall Street Journal Hegseth aveva intenzione di far partecipare Elon Musk a un briefing in cui sarebbero state discusse notizie top secret riguardanti la Cina, Paese con cui il capo di Tesla ha forti relazioni commerciali. Le rivelazioni dei media sull’incontro al Pentagono avevano fatto saltare il piano di Hegseth, che ha sempre negato la storia. Lo stesso miliardario, nelle ore successive allo scoop, aveva parlato di fake news per attaccarlo. Ma adesso arriva la conferma dal quotidiano finanziario newyorkese. Hegseth voleva davvero informare Musk di segreti legati a Pechino.

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“Ti attacco alla macchina della verità”

“Ti attacco a una fottuta macchina della verità», avrebbe urlato il segretario della Difesa all’ammiraglio Christopher Grady, allora presidente ad interim del Joint Chiefs of Staff, secondo quanto riferito da due persone a conoscenza dello scambio. Hegseth pretendeva una prova che Grady non avesse fatto trapelare la notizia del briefing del 21 marzo. L’ammiraglio non venne mai sottoposto a un test con la macchina della verità, e Hegseth arrivò ad accusare altre persone per la fuga di notizie, incluso il tenente generale Doug Sims, direttore dello Stato Maggiore Congiunto, che Hegseth aveva minacciato di sottoporre a un test con la macchina della verità. Da allora il segretario alla Difesa è finito nella bufera.

La linea non protetta e i licenziamenti

È stato accusato, di recente, di aver fatto installare sul suo computer la app della piattaforma Signal, quella non autorizzata dall’intelligence e usata per scambiare notizie riservate. Avrebbe, insomma, usato una linea non protetta e usato il computer personale. Lui stesso ha cominciato a non fidarsi più di nessuno al Pentagono. Cinque persone, negli ultimi dieci giorni, sono state licenziate. L’ultima è il capo dello staff di Hegseth, il fedelissimo Joe Kasper, che aveva assunto l’incarico a fine gennaio. E questa purga interna avviene mentre la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha parlato apertamente, giorni fa, di “complotto” all’interno della Difesa.

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Trump inizia a stancarsi

Donald Trump, che aveva sempre protetto pubblicamente uno dei membri più contestati e vulnerabili del governo per il suo passato da alcolista e le accuse di violenza sessuale, si sarebbe infuriato per gli ultimo inciampi. Da giorni i media sostengono che la posizione del capo del Pentagono sia sempre più a rischio, al punto da parlare di avvicendamento. Anche in questo caso la notizia è stata smentita, ma ogni giorno spunta un nuovo retroscena. E la cosa che preoccupa lo staff presidenziale è la sensazione che neanche Trump conosca fino in fondo cosa abbia fatto Hegseth in questi mesi. E se ci sono altri segreti che potrebbero venire rivelati dai media.

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