Rio de Janeiro, 2 turisti uccisi dalle gang per errori dei gps auto: li hanno mandati nelle favelas
Rio de Janeiro. Due turisti uccisi in poco tempo per colpa di errori dei rispettivi gps, che li hanno deviati a loro insaputa nelle favelas. Episodi che, accaduti a inizio inverno, gettano un’ombra ben più che sinistra sulla città più amata del Brasile, proprio alla vigilia del Carnevale, che quest’anno inizia il 28 febbraio, per concludersi l’8 marzo. Una delle vittime aveva appena visitato la statua del Cristo Redentore a Rio. Un altro aveva preso un Uber per uscire la sera nella metropoli brasiliana, che accoglie ogni anno milioni di turisti. Entrambi sono uccisi a fucilate, perché le applicazioni di navigazione GPS li avevano guidati per errore nelle favelas, nelle aree governate dai trafficanti di droga.
La maggior parte dei turisti che visitano Rio si godono le spiagge paradisiache o il carnevale senza preoccuparsi della guerra tra bande che infuria nelle aree periferiche: quartieri operai ad altissima densità abitativa, alcuni situati in collina e affacciati sulle aree residenziali chic. Ma una serie di attacchi con fucili d’assalto contro veicoli che erano entrati inavvertitamente in queste aree ha sollevato un importante caso sicurezza in quella che – non certo a torto – è spesso chiamata Città Meravigliosa.
I due casi di dicembre
A dicembre, un turista argentino venuto ad ammirare la famosa statua che sovrasta la metropoli e la baia con moglie e figli è finito accidentalmente in una favela seguendo il suo GPS. Colpito da due colpi di arma da fuoco, è morto un mese dopo in ospedale. Sempre a dicembre, una donna di San Paolo è stata colpita al collo quando il suo autista Uber ha preso la strada sbagliata mentre la portava a una festa. A metà gennaio, un video di un altro conducente di un Ncc che implorava persone armate di non sparargli nonostante il suo Gps lo avesse portato nella favela di Cidade Alta ha avuto un enorme impatto sui social network.
Accade perché uomini – spesso molto giovani – si appostano all’ingresso di questi quartieri perché “temono l’arrivo della polizia o di membri di bande rivali”, racconta all’agenzia di stampa France Presse Victor Sarto. Questo avvocato brasiliano-americano di 41 anni è stato minacciato con una pistola quando si è ritrovato in una favela dopo una visita del Cristo Redentore nel 2019. “Quando qualcuno entra a tutta velocità in un luogo del genere, il criminale che è in stato di allerta, in attesa di un avversario, finisce per sparare prima di verificare chi sia”, spiega all’Afp Victor dos Santos, segretario della Sicurezza dello Stato di Rio de Janeiro. Secondo lui, l’aumento di questo tipo di incidenti è dovuto, tra le altre cose, al fatto che la guerra tra bande è diventata “molto intensa” nel 2024. Secondo l’Istituto Fogo Cruzado, l’anno scorso 19 persone – cittadini comuni o agenti di polizia – sono state uccise, e in cinque casi si trattava di persone entrate accidentalmente nelle favelas, un record da quando, nel 2016, questa Ong ha iniziato a registrare questo tipo di dati.
Ci vive un abitante di Rio su 4
“È chiaramente legato alla geografia di Rio de Janeiro e ai problemi del controllo del territorio”, stima Maria Isabel Couto, direttrice dell’istituto. Circa 1,5 milioni di persone, quasi un quarto della popolazione di Rio, vivono nelle favelas. Alcuni sono costruiti sulle numerose colline che si elevano, anche al centro dei quartieri turistici, altri si trovano in pianura, e spesso più lontani dal centro.
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Interpallata, Uber ha che il suo sistema di sicurezza digitale “potrebbe bloccare le richieste di corse da aree con problemi di sicurezza pubblica in determinati orari e in determinati giorni”. Google, che possiede due popolari app di navigazione, non ha voluto commentare le segnalazioni di incidenti che coinvolgono utenti guidati in aree pericolose.
Le favelas sono “zone 20”
Un residente di lunga data di Cidade Alta racconta che, nel quartiere, “ci sono delle regole” da rispettare per chi entra. «Non possiamo andare a più di 20 km/h, dobbiamo abbassare i finestrini, accendere le luci di emergenza e l’illuminazione interna dell’auto», elenca, chiedendo l’anonimato per motivi di sicurezza.
Secondo Couto, almeno quattro fazioni criminali “controllano” il 20% del territorio dell’area metropolitana di Rio. La direttrice di Fogo Cruzado rifiuta però l’idea che alcuni settori siano “zone proibite” a chi non ci vive. Le Ong denunciano poi l’impatto sui residenti delle operazioni di polizia, spesso pesanti. Mercoledì, durante un intervento vicino a Cidade Alta, secondo i media, almeno quattro persone sono rimaste ferite. Un elicottero della polizia ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza dopo essere stato colpito da colpi di arma da fuoco.
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