“Riportato in vita il lupo del pleistocene”. Lo annuncia la biotech che vuole ricreare la preistoria

“Quello che state ascoltando è il primo ululato del lupo del pleistocene mai risuonato da 10mila anni a questa parte”.

Il guaito di due batuffoli bianchi appena nati fatica un po’ a riportarci all’era dei mammut e delle glaciazioni, ma Colossal Biosciences non è solo una biotech di Dallas abile nell’uso dell’ingegneria genetica. Ha una capacità di immaginazione fuori dal comune. E un potere di attrarre capitali privati che non è da meno, tanto da aver raggiunto un valore di mercato di 10 miliardi.

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Romolo e Remo, i due lupi del pleistocene

Da questi ingredienti nei laboratori di Colossal Biosciences sono nati Romolo e Remo, i due batuffoli bianchi che guaivano nelle mani di uno scienziato dalla biotech e che oggi hanno raggiunto i 6 mesi in buona salute.

Secondo la descrizione dell’azienda sono i primi lupi del pleistocene riportati in vita dopo l’estinzione, avvenuta 10 mila anni fa. Secondo la scienza sono più semplicemente due lupi grigi (la specie che vive oggi) che hanno nel Dna venti geni identici a quelli dei lupi del pleistocene, responsabili del pelo bianco e folto e della taglia robusta.

Recuperati da due campioni preistorici, questi geni sono stati letti e ricostruiti pezzo per pezzo nei laboratori della Colossal, che poi li ha inseriti con un’operazione complessa di ingegneria genetica negli embrioni di lupi grigi, quelli che vivono oggi. Una normale lupa ha portato avanti la gravidanza e fatto venire al mondo i cuccioli.

La tecnica usata

“Romolo e Remo – prosegue l’azienda americana – sono i primi animali de-estinti. Sono nati il primo ottobre 2024. Sono stati riportati indietro dall’estinzione usando dei geni derivati dal Dna ritrovato in fossili risalenti a varie epoche”. I reperti cui si fa riferimento sono un dente di 11.500 anni fa e un osso della testa di 72 mila anni fa. I geni sono stati “meticolosamente ricostruiti dalla Colossal”, aggiunge l’azienda.

Ai due fratelli Romolo e Remo da poco dopo si è aggiunta una femmina, Khaleesi, che ha 2 mesi. I tre ibridi vivono in un recinto nel nord degli Stati Uniti, dove non soffrono il caldo. La sua ubicazione esatta è stata tenuta segreta.

Il meta-lupo del Trono di Spade

I lupi grigi in totale hanno circa 20mila geni. Il 99% è comune alla specie di oggi e a quella del pleistocene, ma non quella del pelo bianco e folto, tipica della specie estinta e ben visibile nei tre cuccioli della Colossal.

Non basta per poter definire Romolo e Remo dei perfetti esemplari di lupo del pleistocene. Questa specie, detta enocione, è molto simile per dimensioni al lupo grigio, ma aveva denti più grandi e morso più potente, capaci di sbranare mastodonti, bisonti e forse mammut (Romolo e Remo non avrebbero al momento ricevuto i geni della mandibola dei loro antenati).

Della sua estinzione potrebbe essere stato responsabile ancora una volta l’uomo, che ha predato molte delle specie di cui si nutriva. Dalla sua storia deriva la figura del meta-lupo che compare nel Trono di Spade.

Le altre specie estinte da resuscitare

Lo scopo della Colossal è riportare in vita varie specie del passato, dal mammut al dodo fino alla tigre della Tasmania.

L’azienda, che sul suo sito dice di ispirarsi all’istinto visionario di Elon Musk, non segue il sentiero della clonazione. Con questa tecnica l’intero genoma di un animale estinto viene usato per ricreare un esemplare identico a quello scomparso. Il Dna dei lupi del pleistocene è infatti troppo vecchio e degradato per consentire una ricostruzione di questo tipo.

L’approccio della Colossal è più graduale: consiste nel partire da un animale esistente e modificare un gruppo di geni alla volta, usando la tecnica chiamata Crispr, fino a ricostruire in modo aderente – almeno questo è l’auspicio – il Dna dell’esemplare del passato.

Il topo mammut

Un mese fa Colossal Biosciences aveva annunciato la nascita di alcune cucciolate di “topi lanosi”: roditori con la pelliccia folta e fulva generata dai geni del mammut.

La differenza con l’originale in quel caso era stridente, ma la biotech americana non si era trattenuta dal pubblicare comunicati roboanti: “Primo passo verso la de-estinzione del mammut”.

Oggi l’enfasi della Colossal non è stata da meno: “Questo momento – ha spiegato l’azienda dopo aver diffuso su X il cosiddetto ululato dei lupi del pleistocene – segna non solo una pietra miliare per noi come azienda, ma anche un balzo in avanti per la scienza, la conservazione e l’umanità”.

Le riserve degli scienziati

Gli scienziati sono più sobri. Per Philip Seddon, zoologo dell’università di Otago in Nuova Zelanda, “Romolo e Remo non sono due lupi del pleistocene, sono due lupi di oggi geneticamente modificati”.

I lupi attuali e quelli del pleistocene hanno diviso le loro strade evolutive 6 milioni di anni fa. “Dal punto di vista evolutivo – prosegue Seddon – lo sciacallo africano è la specie più vicina all’enocione. Al momento, nonostante il gran lavoro fatto dalla Colossal, l’estinzione resta irreversibile”.

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