Sorrisi e strette di mano: due ore di faccia a faccia tra Xi e Trump. Il capo della Casa Bianca: “Raggiunto accordo su terre rare”

PECHINO – È durato un’ora e quaranta minuti. Non le “tre o quattro ore” che aveva annunciato forse con troppo entusiasmo Donald Trump alla vigilia. Il presidente statunitense e il segretario comunista cinese Xi Jinping terminano con strette di mano e sorrisi il loro incontro: il primo tra i leader delle due superpotenze mondiali dal 2019, per siglare una tregua nella guerra che Stati Uniti e Cina stanno combattendo da mesi a colpi di dazi e restrizioni.

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Nessuna dichiarazione congiunta prevista al termine di questo attesissimo faccia a faccia: Trump è già a bordo dell’Air Force One che lo riporterà a Washington. Ma è lo stesso Trump a bordo dell’aereo che lo riporta a casa che dà qualche dettaglio: “L’incontro con Xi è stato fantastico. Sono state prese molte decisioni. Gli acquisti di soia da parte dei cinesi inizieranno immediatamente. Xi si impegnerà per fermare il traffico di fentanyl”, e annuncia una riduzione dei dazi su questa questione portandoli dal 20% al 10%. “Il tema delle terre rare è stato risolto”: il regime di licenze cinese sulle esportazioni verrebbe sospeso per un anno. “Andrò in Cina a aprile e Xi verrà poi negli Stati Uniti. Lavoreremo insieme sull’Ucraina. Di Taiwan non abbiamo parlato”.

I due si sono visti alla base militare di Gimhae, vicino all’aeroporto internazionale di Busan, in Corea del Sud, dentro un modesto edificio grigio dal tetto con le tegole blu: un luogo scelto per motivi di sicurezza.

“Entrambe le parti dovrebbero concentrarsi sul quadro generale e sui benefici a lungo termine della cooperazione, piuttosto che cadere in un circolo vizioso di ritorsioni”, afferma Xi dopo i colloqui con Trump secondo il resoconto ufficiale pubblicato dall’agenzia statale cinese Xinhua. “Cina e Stati Uniti hanno raggiunto un consenso sulle soluzioni ai problemi”, dice Xi. Aggiungendo che le due parti dovrebbero rapidamente perfezionare e finalizzare i dettagli e il lavoro successivo, il che suggerisce che alcuni dettagli sono ancora in sospeso. “Non abbiamo mai cercato di sfidare o sostituire nessuno”, ha dichiarato Xi. “La Cina e gli Stati Uniti dovrebbero mantenere interazioni positive sulle questioni regionali e internazionali e lavorare insieme per fare di più a beneficio dei loro paesi e del mondo”.

Qualche dettaglio in più lo ha dato, invece, il Ministero del Commercio cinese. Pechino e Washington hanno raggiunto un accordo su dazi, controlli sulle esportazioni e tasse portuali. La sospensione dei dazi concordata dalle due parti a maggio e prorogata ad agosto sarà ulteriormente prorogata di un anno. Gli Usa hanno accettato di rinviare di un anno l’applicazione di una nuova norma che avrebbe ampliato notevolmente il numero di aziende cinesi soggette alle restrizioni commerciali statunitensi (la norma prevedeva che le società affiliate possedute almeno al 50% da aziende inserite nella lista nera americana sarebbero state soggette alle stesse restrizioni delle loro controllanti). In cambio “la Cina modificherà alcune contromisure. Sospenderemo per un anno le misure di controllo delle esportazioni adottate il 9 ottobre” (cioè le restrizioni sulle terre rare). “Gli Stati Uniti sospenderanno inoltre per un anno le misure investigative previste dalla Sezione 301 nei confronti dei settori marittimo, logistico e cantieristico cinese, mentre la Cina sospenderà per un anno le contromisure corrispondenti nei confronti degli Stati Uniti”, dice il Ministero cinese. “Entrambe le parti hanno raggiunto un consenso sulla cooperazione in materia di fentanyl e sull’espansione del commercio agricolo”.

“È un grande piacere rivederti”, aveva esordito Xi Jinping. Donald Trump fa grandi sorrisi: “È bello incontrarti di nuovo”, dice stringendogli la mano e dandogli un paio di pacche sulla spalla. Il leader cinese replica secco: “Anche per me”. “Avremo un incontro di grande successo, senza dubbio. È un negoziatore molto duro, il che non è positivo. Ci conosciamo bene”, continua il presidente statunitense. Xi ascolta abbastanza impassibile e non dice nulla. Tra i due sembra l’americano quello più impaziente di iniziare questo faccia a faccia.

Dopo le strette di mano i due si spostano nella sala accanto. Xi dice di aver avuto numerosi scambi con Trump e di essere rimasto in stretto contatto con lui sin dalla rielezione del presidente degli Stati Uniti. “Sotto la nostra guida congiunta, le relazioni tra Cina e Stati Uniti sono rimaste nel complesso stabili”, afferma. “È normale che le due principali economie mondiali abbiano di tanto in tanto degli attriti”, dice Xi, aggiungendo che di fronte alle sfide i due leader dovrebbero mantenere “la rotta giusta”. “Ho sempre creduto che lo sviluppo della Cina vada di pari passo con la vostra visione di rendere di nuovo grande l’America. La Cina e gli Stati Uniti dovrebbero essere partner e amici. Questo è ciò che la storia ci ha insegnato. E ciò che la realtà richiede”.

Xi ha descritto il rapporto tra Cina e America come una grande nave che ha bisogno dei due leader al timone per affrontare le sfide: è un’immagine che il cinese ha già usato in passato, un modo per dire che sono lui e Trump che devono essere i responsabili di questo rapporto e che Pechino non vuole che il leader Usa sia influenzato dai falchi nei confronti della Cina presenti nella sua amministrazione. “Penso che avremo un rapporto fantastico per molto tempo”, sostiene l’americano.

Il leader cinese dice di apprezzare il “grande contributo di Trump alla recente conclusione dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza” e che “la Cina ha aiutato a modo suo” la Cambogia e la Thailandia a risolvere la loro disputa sui confini. Interessante il fatto che Xi abbia menzionato il conflitto tra Thailandia e Cambogia nel suo discorso di apertura, che solitamente si limita a convenevoli e principi generali. Il segretario generale comunista lo fa per mandare una frecciata a Trump, che nei giorni scorsi aveva affermato che la Cina non aveva contribuito ai colloqui di pace.

Seduti al tavolo da una parte ci sono Xi assieme al suo capo di gabinetto Cai Qi, il ministro degli Esteri Wang Yi, il presidente della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma Zheng Shanjie, il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu, il vicepremier He Lifeng e il ministro del Commercio Wang Wentao. La delegazione di Trump comprende il rappresentante commerciale degli Stati Uniti Jamieson Greer, il segretario al Commercio Howard Lutnick, il segretario di Stato Marco Rubio, il segretario al Tesoro Scott Bessent, il capo di gabinetto Susie Wiles e l’ambasciatore degli Stati Uniti in Cina David Perdue.

I dossier in agenda sono stati molti, tutti in qualche modo collegati tra loro: dalle restrizioni cinesi sulle terre rare (settore in cui Pechino ha un dominio quasi assoluto a livello globale e sul quale il capo della Casa Bianca ha annunciato di aver raggiunto un accordo con il presidente cinese, anticipando che a breve arriverà la firma) ai controlli americani sui semiconduttori e l’export di tecnologia, dal fentanyl alle esportazioni di soia americana nella Repubblica Popolare, dalle tasse portuali alla minaccia di nuovi dazi, da TikTok fino alle questioni geopolitiche.

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