Super Bowl, Jalen Hurts e i big degli Eagles disertano la cerimonia alla Casa Bianca
Uno schiaffo. Come altro si può definire il no del Mvp del Super Bowl, Jalen Hurts e di alcuni suoi compagni di squadra all’invito della Casa Bianca per la tradizionale cerimonia che spetta ai vincitori del Super Bowl? Alcuni tra i migliori giocatori dei Philadelphia Eagles non si sono presentati.
Tra questi, i due formidabili widereceiver, AJ Brown (il giocatore che tra uno snap e l’altro è stato ripreso dalle telecamere mentre leggeva sulla sideline un libro motivazionale) e DeVonta Smith (autore di una acrobatica ricezione che di fatto ha chiuso la contesa nella finale con i Kansas City Chiefs); e poi ancora, elementi fondamentali e decisivi della super difesa delle Aquile come il linebacker Zach Baun (fresco di pingue rinnovo contrattuale), i defensive end Brandon Graham (uno dei leader dello spogliatoio che dopo due titoli ha appena deciso di ritirars al termine di una felice carriera) e Josh Sweat; il forte defensive tackle Jalen Carter.
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Nessuna comunicazione ufficialmente polemica, va detto che il club ha lasciato ai suoi atleti la possibilità di esserci o meno rendendo “facoltativa” la visita a Trump nella White House, ma assenze pesanti e significative. In primis quella del quarterback Jalen Hurts, anima degli Eagles di cui ha in campo una chiara leadership, uomo impegnato nel sociale, punto di riferimento della comunità afroamericana di Phila e, di recente, finito su Time perché considerato uno dei cento personaggi più influenti del pianeta. Secondo quanto detto da funzionari della Casa Bianca JH ha dato una spiegazione di maniera, aveva “un conflitto di impegni”. Ma ovviamente è difficile credere che per un quarterback dei campioni del mondo ci siano altri “impegni” che superino una cerimonia ufficiale a Washington…
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Ma c’era lo straordinario running back Saquon Barkley che, tra l’altro, ha giocato a golf con Trump il giorno precedente ed è sceso con lui dall’aereo che li riportava a Washington. La vicinanza dell’asso dell’attacco verde con il presidente Usa ha suscitato numerose reazioni e forti critiche sui social al punto che il giocatore ha dovuto in qualche modo difendersi. Lo ha fatto scrivendo su X: “Ahah, alcune persone sono davvero arrabbiate perché ho giocato a golf e sono volato alla Casa Bianca con il PRESIDENTE (stampatello, ndr). Forse rispetto solo la carica, non è un concetto difficile da capire. Ho giocato a golf con Obama non molto tempo fa… e non vedo l’ora di finire il mio round con Trump! Ora smettila di menzionarmi con tutta questa politica e goditi una giornata fantastica”.
E proprio su Barkley il presidente durante l’incontro con i giocatori ha gonfiato il petto sostenendo più o meno: “Avevo detto ai coach dei New York Giants di non lasciarsi scappare Saquon e invece…”. E giù risate. Ma va detto che poche ore dopo dal fronte NY hanno negato di avere mai avuto un colloquio simile con l’inquilino della Casa Bianca. Chissà…
Nonostante gli autorevoli forfait la cerimonia si è svolta senza alcun momento di tensione. Anzi, il presidente ha elogiato il grande assente, Hurts, definendolo un “ragazzo fantastico e un giocatore formidabile” e ha sottolineato che “gli Eagles si sono rivelati una squadra incredibile, un gruppo incredibile”. E dire che nel 2018 l’incontro non si tenne proprio perchè tra gli Eagles (allora al primo SB conquistato) e Trump i rapporti erano praticamente inesistenti.
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Coach Nick Sirianni e il tackle destro Lane Johnson hanno accompagnato Trump sul palco con Dom DiSandro, ufficialmente consulente senior del direttore generale/responsabile della sicurezza/direttore delle operazioni nel giorno della partita, ma in realtà al di là di queste ufficiali e pompose definizioni uomo ombra dello staff e degli atleti. Tra gli interventi quelli della safety Reed Blankenship, di Johnson, di Sirianni e dal proprietario Jeffrey Lurie.
E proprio il patron delle Aquile ha chiuso la giornata con una lunga nota nella quale si legge: “Oggi, gli Eagles sono stati onorati di partecipare alla lunga tradizione di visitare la Casa Bianca per celebrare la nostra vittoria al Super Bowl LIX. Siamo grati per l’ospitalità che ci è stata riservata e apprezziamo l’opportunità di celebrare questa squadra speciale insieme a centinaia di tifosi che si sono uniti a noi sul South Lawn”. La squadra ha anche visitato il Cimitero Nazionale di Arlington. “Il tempo trascorso nella capitale della nostra nazione è stato un ottimo promemoria dei valori fondamentali che hanno unito così tanto la nostra squadra: sacrificio, altruismo e disciplina”, ha concluso Lurie.
Belle parole, ma Barkley a parte, le assenze erano davvero notevoli e sono state argomento anche di divesi talk show sportivi statunitensi.
E molti fan sui social hanno applaudito al fatto che Hurts e gli altri non si siano presentati. Nell’occasione più d’uno ha ricordato anche che Trump, presente allo stadio per il Super Bowl di New Orleans, aveva ignorato Phila prevedendo la vittoria dei Chiefs e esaltando il talento del quarterback di KC, Patrick Mahomes. Imperdonabile, per la caldissima tifoseria verde.
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