Turchia, confermato arresto di Imamoglu: “Non mi piegherò”. L’opposizione: “Votatelo alle primarie”
ISTANBUL – L’opposizione turca adesso è orfana del suo leader carismatico: il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è formalmente agli arresti, dopo quattro giorni in custodia della polizia e sotto interrogatorio. Così ha deciso il giudice del tribunale di Istanbul accogliendo le accuse per corruzione presentate dalla procura. Cadute invece quelle per “favoreggiamento del terrorismo” che avrebbero portato alla decadenza immediata dall’incarico e al commissariamento del Comune.
“Non mi piegherò mai”, ha risposto Imamoglu in un messaggio pubblicato su X: “Toglieremo questa macchia dalla nostra democrazia”.
Korkunun ecele faydas? yok!
Öyle de yenileceksin! Böyle de yenileceksin.
Hakl?l???m?za, cesaretimize, tevazumuza, güler yüzümüze yenileceksin!
Aziz Milletim;
Asla üzülmeyin, mahzun olmay?n, umudunuzu yitirmeyin.Demokrasimize yap?lan bu darbeyi, bu kara lekeyi el birli?iyle…— Ekrem ?mamo?lu (@ekrem_imamoglu) March 23, 2025
È questo il nuovo atto di un terremoto politico-giudiziario che sta scuotendo l’intera Turchia. Il presidente del Chp, il principale partito di opposizione, Ozgur Ozel, ha denunciato in un’intervista con Repubblica un “colpo di stato civico” da parte di Erdogan che usa “la sua influenza e il controllo sui media e la magistratura per eliminare gli avversari politici”.
Imamoglu è la star in ascesa della politica turca, considerato il rivale più forte del Raìs, dato tra il 52 e il 58% nei sondaggi in eventuali elezioni presidenziali. Socialdemocratico, musulmano liberale, il “ragazzo di Trebisonda” – dal nome della provincia sul Mar Nero in cui è nato – è uno in grado di parlare con tutti, laici e credenti, operai e imprenditori, e questo gli ha consentito di allargare la base elettorale del partito repubblicano erede di Ataturk portandolo dopo 20 anni a essere competitivo con l’Akp di Erdogan.
La sua notorietà è esplosa nel 2019 quando vinse le elezioni per il comune di Istanbul strappandolo ai conservatori che lo governavano da 20 anni. “Chi perde Istanbul perde la Turchia”, ha sempre detto Erdogan che proprio come sindaco di Istanbul ha iniziato la sua carriera politica. Le elezioni furono invalidate per un cavillo, Imamoglu si ripresentò e vinse di nuovo, e lo stesso accadde l’anno scorso, un nuovo trionfo elettorale. Parallelamente sono aumentati i guai giudiziari. Il procuratore di Istanbul ha aperto almeno 5 indagini contro di lui, una variegata catena di accuse tra cui l’aver insultato la commissione elettorale. La scorsa settimana l’università di Istanbul, il cui rettore è nominato dal governo, ha annullato la laurea di Imamoglu, cosa che gli proibisce di partecipare alle presidenziali, a meno che non vinca il ricorso.
Il sindaco ha respinto le accuse, definendo una costruzione montata ad arte per screditarlo e eliminare un avversario politico. Erdogan liquida le centinaia di migliaia di manifestanti in tutte le città della Turchia come “gruppi marginali” e promette il pungo duro contro chi “vuole generare caos”.
Quello che succederà adesso è difficile da prevedere. Dall’alba dell’arresto, mercoledì scorso, migliaia di persone sono scese in strada a Istanbul e in diverse città della Turchia, ci sono stati scontri con la polizia, oltre 400 arresti, diversi account social sono stati oscurati. La forza trainante della manifestazioni sono i 20enni preoccupati per le libertà personali e il futuro della democrazia in Turchia. Le forze di sicurezza hanno blindato la megalopoli sul Bosforo e introdotto restrizioni agli ingressi in città, estendendo il divieto di manifestazioni politiche fino al 27.
Nel frattempo oggi i repubblicani hanno confermato le primarie per scegliere il candidato alle prossime presidenziali previste per il 2028. Le urne si sono aperte alle 8 e si chiuderanno alle 17 locali. C’è un unico candidato: Ekrem Imamoglu.
Condividi questo contenuto: