Ci sono due frontmen, si chiamano Jannik e Carlos (con Bob Dylan)
I tempi stanno cambiando: non è più una concreta ipotesi, è un dato di fatto che i frontmen del tennis sono Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Adesso, chiunque ambisca alla grandezza deve metterli sotto, abbatterli sul campo, fermarli prima che raggiungano una finale. Lo spiega con la consueta chiarezza Lorenzo Musetti, nel pomeriggio sconfitto per 6-3 7-6 dal murciano, numero 3 al mondo, nella semifinale degli Internazionali BNL d’Italia: “Negli ultimi tempi ho avuto la meglio su tutti i top ten meno loro due. Per fare il salto di qualità definitivo, devo riuscire ad affrontarli senza tensioni. E batterli”. Non è una situazione inedita. Tra il 2005 e il 2008 Roger Federer e Rafael Nadal maramaldeggiarono a loro piacimento nel circuito prima che comparisse all’orizzonte un serbo, Novak Djokovic, a rompere l’equilibrio e più avanti cominciasse la breve stagione di Andy Murray nel ruolo di Ringo Starr dei Fab Four del tennis. (Colonna sonora “The Times They Are a-Changin’”, 1964).
A bussare alle porte del paradiso di Sinner e Alcaraz sono adesso, oltre a Musetti, classe 2002, che lascia Roma da numero 8 ATP, i due giovani vincitori promaverili dei Masters 1000 di Indian Wells e Miami, Jack Draper, 2002, ATP 5, e Jakub Mensik, 2005, ATP 19. Nel medio-lungo periodo sono attesi alla prova il francese Arthur Fils, 2004, ATP 14, e il brasiliano Joao Fonseca, 2006, ATP 64. Stanno invece segnando un po’ il passo due ragazzi che venivano dati per sicuri comprimari fino all’anno scorso, il danese Holger Rune, classe 2003, ATP 10, e l’americano Ben Shelton, 2002, ATP 13. (Colonna sonora “Knockin’ on Heaven’s Door”, 1973).
Il carrarino numero 2 italiano, che mercoledì aveva confermato contro Alexander Zverev di avere pieno accesso al proprio fornitissimo magazzino di colpi, capisce subito che le risposte non soffiano nel vento per Carlos e tantomeno per sé. Per colpa delle improvvise folate giocano entrambi assai al di sotto del proprio livello, ma a soffrirne di più è Lorenzo: “Sì, certo, ho sofferto il vento e anche l’ombra. Le condizioni esterne erano completamente diverse da quelle dell’altra sera”, dirà nella conferenza stampa dopo il match. “Tutto è diventato subito complicato. Non siamo riusciti, io e Carlos, a mostrare il nostro miglior tennis. Io, poi, mi sono concentrato troppo sugli aspetti negativi, sugli errori anziché sulle cose positive come quando ero avanti di un break nel secondo set”. Peccato, l’ultima finale maschile all italian al Foro Italico risale al 1955, Nicola Pietrangeli vs. Giuseppe Merlo, con il futuro vincitore di Parigi che prevalse per 8-6 6-2 6-4 (Colonna sonora “Blowin’ in The Wind”, 1962, e “Idiot Wind”, 1975).
Anche se il vento è calato dopo il tramonto, su Jannik si abbatte un uragano tipicamente americano che di nome fa Tommy: non gliel’hanno dato i meteorologi ma i signori Kevin Paul, che è suo padre, e Jill MacMillan, la madre. Classe 1996, nato nel New Jersey e cresciuto in North Carolina (dove sono comuni i campi da tennis in terra verde), maturato nei campionati universitari, 12 del ranking ATP in tempo reale, Tommy oggi appare in stato di grazia. L’italiano, falloso e indeciso, forse con qualche problema di vista e di sicuro con problemi di vesciche ai piedi, si trova in difficoltà sulle sue triangolazioni di piatto, potenti ed estreme. Non ha il nemmeno tempo di abituarsi alle luci e alla superficie non perfetta ché già l’americano, in trance agonistica, sta avanti 0-5. Ci impiega mezz’ora, Jannik, a ritrovare ritmo e precisione. Per farlo, si prende ogni secondo a disposizione prima di servire, non si distrae un attimo durante i cambi di campo. È quanto gli serve per contrastare l’uragano Tommy. Che infatti improvvisamente si placa. Dopo l’1-6, arrivano nove game consecutivi che raddrizzano la serata e la storia di questi Internazionali. Il punteggio del match, che dura poco meno più di un’ora e tre quarti, è 1-6 6-0 6-3. (La colonna sonora è “Hurricane, 1976).
Trovati i propri rifugi per le tempeste, domani e domenica la numero 1 e il numero 1 d’Italia saranno dunque entrambi finalisti nei tornei di singolare. Alla presenza del presidente Sergio Mattarella, comincerà Jasmine Paolini contro Coco Gauff, che ieri notte ha superato con fatica lo scoglio costituto dalla cinese Qinwen Zhang (7-6 4-6 7-6). Domenica chiuderà Sinner contro Alcaraz: ma, prima di loro, toccherà a Jasmine e Sara Errani riprovare, dopo la sconfitta dell’anno scorso, ad alzare insieme la coppa davanti al pubblico di Roma. Le coppia medaglia d’oro alle Olimpiadi ha infatti eliminato oggi le acerrime rivali russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider (6-4 6-4) e affronterà domenica Veronica Kudermetova, russa, ed Elise Mertens, belga. Sarà un bel fine settimana. (La colonna sonora è “Shelter from The Storm”, 1975).
Ovviamente, musica e testi sono firmati dal premio Nobel per la letteratura Bob Dylan.
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