Con l’Ecuador Spalletti prova l’altro attacco per misurare la sua Italia: Zaniolo con Raspadori
Il valore tecnico della tournée americana della Nazionale, che nella sua trasferta lampo si è misurata col Venezuela e sta per confrontarsi con l’Ecuador, appare certamente ordinario, se il paragone sono le amichevoli delle favorite per l’Europeo. La Francia ha perso con la Germania, che poi giocherà con l’Olanda. L’Inghilterra è caduta col Brasile e aspetta il Belgio. E anche la Spagna, dopo la sconfitta con la Colombia, è attesa dalla prova Brasile. Se però l’ingaggio di 4 milioni di euro e la semina negli Usa (economica con gli sponsor e d’immagine con la comunità italiana) sono innegabilmente alla base della decisione della Figc, per il resto l’apparenza un po’ inganna.
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Vietate altre distrazioni difensive
Spalletti potrebbe infatti trarre da queste due partite indicazioni perfino più preziose di quelle che gli avrebbero dato eventuali sfide contro squadre più forti della sua Italia attuale, probabilmente perdenti e perciò nocive per l’autostima, a tre mesi dal torneo tedesco. Col Venezuela, dedito al gioco fisico e al pressing avanzato, il ct ha capito che Retegui è il possibile centravanti titolare e che certe distrazioni difensive denotano l’immaturità internazionale e le difficoltà tecniche di qualche interprete. Con l’Ecuador cambierà la formazione praticamente in toto, come era previsto, e insisterà sulla linea arretrata a tre, che ha funzionato maluccio in Florida ma che è la più praticata nei club e che va collaudata ancora di più, come alternativa al 4-3-3. Si preannunciano Vicario in porta, il trio Darmian-Mancini-Bastoni in difesa, Bellanova e Dimarco esterni ai lati della solida coppia Barella-Jorginho, più Zaniolo e Pellegrini catapulte alle spalle di Raspadori. Vicario, Bellanova e Zaniolo sono particolarmente sotto esame, mentre dalla panchina potrebbe esordire Folorunsho (non Lucca, che si è infortunato).
Azzurri al varco: devono battere l’insicurezza
Le verifiche sono a corto raggio, in vista dell’Europeo. Ma c’è anche una prospettiva più allargata: il mastodontico Mondiale 2026 a 48 squadre, che la riabilitata Concacaf, la confederazione nord e centroamericana azzerata dallo scandalo del 2015, ospiterà col trio Usa-Messico-Canada. La Nazionale non potrà non esserci, avendo collezionato dopo il titolo di Berlino 2006 solo disastri: le due mancate qualificazioni ai Mondiali 2018 e 2022 e prima ancora le uscite dalla fase a gironi, nel 2010 e nel 2014, causate dai mediocri pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda e dalle sconfitte con Costarica e Uruguay. Tutte squadre extraeuropee, più o meno del livello di questo Ecuador. Che diventa perciò, da 31° della classifica Fifa, un utile parametro. Per capire quanto valga davvero la Nazionale: campione d’Europa in carica e nona nel ranking mondiale, eppure insicura di se stessa.
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