Indian Wells, Sinner vince contro Alcaraz la sfida dell’ombrello

Quando ti dicono che una partita di tennis si disputa nel deserto tu, tifoso appassionato, a tutto pensi tranne che possa essere interrotta per pioggia. Eppure è quel che è accaduto a Indian Wells, proprio durante il match clou del torneo, la partita più attesa: quella tra i due giovani emergenti e candidati alla corona mondiale di Novak Djokovic, cioè Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.

Il loro match era appena cominciato, il tempo di tre games (2-1 a favore di Sinner) ed ecco che Giove Pluvio decide di entrare in scena. È vero che marzo è un mese pazzo, ma in California, in questo 2024, ne stanno succedendo di tutte. E anche un po’ clamorose. Poi, non sarà colpa sua, ma c’è sempre dentro — protagonista suo malgrado — Carlos Alcaraz.

Sinner-Alcaraz a Indian Wells. Jannik sconfitto in rimonta

L’altro giorno, infatti, durante il suo quarto di finale contro il tedesco Alexander Zverev, la partita era stata interrotta: motivo invasione di uno sciame d’api che, a memoria umana, non s’era mai visto su un campo da tennis. Neanche quelli dei circoli tra scapoli e ammogliati. C’erano qualcosa – dicono – come 350mila api. Il match è stato sospeso per due ore e, mentre Zverev è rimasto immacolato (le api hanno avuto paura a pungerlo?), Alcaraz addirittura ne ha beccato una sulla fronte per poi fuggire a gambe levate («Prima ne ho visto una mentre stavo per servire, poi un altro paio e quindi non s’è capito più nulla»).

Insomma, questa edizione di Indian Wells 2024 sarà ricordata in qualche maniera: infatti lo show non è stata più la partita stessa ma il signor Davis, anche detto l’uomo con l’aspiratore convocato d’urgenza: dentro al suo bidone ha infilato qualcosa come qualche migliaio di api («Così possiamo salvarle e ripulire la location: poi le portiamo in appositi alveari»).

Invece ieri Sinner e Alcaraz si sono trovati a dover fronteggiare l’imprevisto, l’anomalia inattesa. Venticinque minuti di un primo stop, prima che il direttore del torneo — Tommy Haas — desse il benestare (insieme ai giudici, naturalmente) per la prosecuzione del match. Poi, nuovo riscaldamento e nuovee gocce copiose che hanno reso il fondo del campo scivoloso e impraticabile.

Sembrava una scena da tornei in terra rossa, tipo Roma per intenderci, quando arriva lo sgrullone che ti costringe a ripararti in fretta e furia. Ma anche questo è il bello del tennis, anche questo (che fa parte dell’imponderabile) ha consentito di scrivere pagine di storia: chi si ricorda di Isner-Mahut? Il primo, americano, anche numero 8 del mondo. Il secondo, francese, più noto per essere uno specialista del doppio, tanto di diventarne anche numero uno. Ebbene, grazie alla pioggia – durante Wimbledon 2010 – sono entrati nella storia disputando la partita di tennis più lunga di sempre: 11 ore e 5 minuti, spezzata in 3 giorni.

Probabilmente a Sinner e Alcaraz questa paura non è venuta, anche perché la piovosità della California non è la medesima di Londra, percò un po’ di seccatura l’hanno provata. Ma, anche in questo frangente, chi ne è uscito meglio — vincente — è stato proprio il tennista azzurro perché, con grande signorilità, ha preferito tenere lui l’ombrello piuttosto che lasciare il fardello alla ragazza incaricata, scambiando anche due parole per pura educazione con arrossimento della ragazzina, imbarazzata che una star le rivolgesse la parola. Dall’altro lato del campo, lo spagnolo restava serenamente muto. Signori si nasce.

Condividi questo contenuto: