La corsa al Coni, c’è chi pensa a Petrucci
Lentamente, e in segreto, continua la volata alla presidenza del Coni. Giovanni Malagò dovrà lasciare il 26 giugno: niente deroga di un anno, tantomeno la possibilità di ricandidarsi per il quarto mandato. Ci è rimasto male, tradito da una certa politica: nemmeno l’onore delle armi che avrebbe meritato. C’è stata anche gelosia nei suoi confronti.
Ora Malagò si concentrerà soprattutto su Milano Cortina 2026 dove non mancano i problemi e il tempo stringe: è presidente della Fondazione olimpica. Sul suo erede, o sulla sua erede, a Palazzo H dirà quello che pensa solo dopo il 5 giugno quando scadranno le candidature. Certo, non gli sarebbe spiaciuta una donna come al Cio: ha grande stima in Diana Bianchedi (campionessa olimpica, medico, manager) ma al momento una sua eventuale candidatura non è ancora scontata. Nessuno, per ora, si avvicina ai 42 voti necessari per vincere. In tre si sono fatti avanti: Luciano Buonfiglio per primo, poi l’ex velista Ettore Thermes (l’unico che ha presentato la domanda) e Luca Pancalli.
Ma c’è anche chi sta pensando a Gianni Petrucci. Il suo curriculum non si discute: classe 1945 (il 19 luglio farà 80 anni), è stato presidente del Coni per 14 anni, dal 28 gennaio 1999 al 14 gennaio 2013. Ha avuto importanti incarichi anche nel calcio e a dicembre dello scorso anno è stato riconfermato al vertice della Federbasket. Ama molto la pallacanestro, si trova bene in Federazione (il lavoro non manca) e ha sempre escluso qualsiasi candidatura al Coni. Politicamente è vicino al centrosinistra. Ma, attenzione, in una situazione così fluida e intricata molti presidenti federali potrebbero pensare a lui per il Coni. Dà le massime garanzie di affidabilità come leader di transizione. Non è facile infatti il dopo Malagò. Di sicuro anche Franco Carraro ha un curriculum d’altissimo livello: pure lui è stato presidente del Coni. Un parere legale spiega che sarebbe ricandidabile. Ma per ora si muove tutto sotto traccia.
Manca ancora il nome di troppi votanti anche se fra atleti e tecnici, che hanno in tutto 15 voti, la stragrande maggioranza dovrebbe essere “malagoniana”. Quanto pesa ancora il presidente uscente? Tanto. Ecco perché a lui guardano in molti: ma la volata è ancora lunga, mancano due mesi alle urne. I presidenti di Federazione, dopo il primo timido approccio, dovranno ritrovarsi a maggio per decidere quale linea tenere. Probabile che la scelta sia quella di puntare su uno di loro, vicino al loro modo di pensare e agire. Non c’è aria di rivoluzione ma di continuità, di buon senso, di rapporti amichevoli con la politica. Sì, perché la politica conta sempre di più nel mondo dello sport…
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