La fatica e il sudore di Bolelli e Vavassori
Parlando due anni fa con l’ex tennista newyorkese Noah Rubin, fondatore di Beyond the Racquet, Andrea Vavassori, “Wave” per amici e tifosi, fece una riflessione da rileggere alla luce della sua strepitosa stagione 2024, che gli ha fruttato il titolo di doppio misto a Flushing Meadows al fianco di Sara Errani e l’ingresso alle finali di Melbourne e del Roland Garros insieme a Simone Bolelli. Disse allora: “Le vittorie danno sempre sicurezza e grandi emozioni, e penso che tutti noi giochiamo ogni settimana per sentirci il più possibile così, per essere pronti per le sfide future. La cosa più difficile per me è affrontare le sconfitte, anche se mi aiutano a costruire il carattere come giocatore. La chiave è trovare un equilibrio tra questi sentimenti, tra la convinzione (di potercela fare) e il (duro) lavoro quotidiano”.
Sinner-Medvedev: dove vedere il match in tv
Ecco: la differenza la fanno la capacità di concentrazione e il lavoro assiduo, come Jannik Sinner ripete a ogni intervista. Avendo seguito passo passo, da osservatore, la crescita della coppia Bolelli-Vavassori dall’inizio del 2023, posso assicurare che il loro livello attuale è frutto di tanta fatica sui campi e in palestra, di attento studio delle strategie, di precise analisi delle partite. Parlando con Sky Sport, lunedì, Wade ha confermato che “da un anno stiamo dedicando 30-40 minuti di ogni allenamento alla risposta al servizio, e questo sta pagando”. Se il tennis è talento naturale per il 30 per cento, per il resto è sudore e applicazione: nel caso di Wave, sono dirette conseguenze dell’accorto coaching di Davide, suo padre, che ora segue anche Simone.
Oggi la coppia italiana, il cui apporto potrebbe essere decisivo la prossima settimana a Malaga in Davis, ha affrontato gli espertissimi tedeschi Kevin Krawietz e Tim Puetz, finalisti agli ultimi Us Open. Match inevitabilmente equilibrato. Nel primo set i turni di servizio sono stati rigidamente rispettati fino al 5 pari. I frequenti deciding e break point non sono mai stati trasformati ma i due tedeschi si sono conquistati quello nel dodicesimo game che era anche era un set point (7-5). Nel secondo parziale Simone e Andrea hanno ceduto pur continuando a difendersi bene, sostenuti dai torinesissimi cori (6-4). Ora si giocheranno l’ingresso alla semifinale contro la coppia transatlantica formata da Marcelo Arevalo-Gonzalez e Mate Pavic. Non sarà facile.
Tecnicamente si chiama cerotto nasale o dilatatore nasale, serve per aprire delicatamente le narici e facilitare la respirazione: lo usa da anni il cileno Nicolas Jarry, ce l’aveva oggi – di colore rosa shocking – Carlos Alcaraz, che è raffreddato, nel match contro Andrey Rublev. Il migliorato afflusso d’aria deve aver anche schiarito le idee al numero 3 ATP, che lunedì era apparso così confuso da farsi battere da Casper Ruud per la prima volta in carriera. Oggi il murciano non s’è concesso pause, è restato sempre nel match, ha reagito serenamente alle (poche) difficoltà. Il russo ha fatto quanto in suo potere, non limitandosi a una onorevole difesa. Ne ha giovato lo spettacolo, in particolare nel secondo set.
Ho assistito, insieme ai sedicimila dell’Inalpi Arena, a scambi assai divertenti con frequenti ribaltamenti di ruolo e, infine, a un tie break che valeva il biglietto d’ingresso, con Alcaraz che sul 7 pari ha sbagliato una volée clamorosa e Rublev che, subito dopo, ha sprecato un’occasione altrettanto favorevole. Il confronto è di fatto finito lì. Il 10-8 ha sancito il punteggio finale, 6-4 7-6. Sarà il match dell’ultima giornata del round robin, contro Alexander Zverev, a decidere chi passerà il turno. (A proposito del cerotto nasale, non è escluso che Alcaraz lo usi spesso in futuro. Lo spagnolo l’ha detto in conferenza stampa: “Mi ha aiutato molto. Potevo respirare meglio, mi aiutava a recuperare tra un punto e l’altro. Nell’allenamento di domani la indosserò di sicuro”. Vedrete, finirà per diventare uno standard del circuito. Giocatori da circolo, affrettatevi a procurarvene una scorta).
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