Settimo Slam per Errani, il secondo con Vavassori: ma ora il doppio misto cambia modulo

Gira sui social un’immagine credibilissima – creata dall’intelligenza artificiale – della presentazione ufficiale firmata Roland Garros della semifinale femminile del tardo pomeriggio: da una parte Coco Gauff, dall’altra il popolo delle tribune del Philippe Chatrier. Una contro quindicimila, perché tutti pensavamo che l’americana avrebbe dovuto vedersela da subito sia con Lois Boisson, sia con i quindicimila assatanati del centrale. Un match impari.

Gli occhi del mondo del tennis sono tutti per Lois

La scalata di Boisson

Invece il pubblico parigino si rivela flemmatico, quasi imparziale, come se l’impresa dell’altro ieri della giovane francese contro Mirra Andreeva avesse placato l’ansia collettiva da carenza di campioni da sostenere. Attende paziente, il pubblico, che la ragazza di Digione, classe 2003, numero 65 del ranking mondiale in tempo reale, entrata in tabellone grazie a una wild card, esprima il meglio del suo gioco potente, rinforzato da un topspin che molti maschi Top 100 le invidiano. Non succede. Per tre quarti d’ora Coco, classe 2004, numero 2 WTA, occupa militarmente il campo avversario, aprendo rari varchi per le incursioni di Lois, la quale prova ad alzare il proprio livello di gioco soltanto dopo aver perso il primo set. Ottiene un controbreak nel quinto gioco del secondo set, ma è un fuoco di paglia: l’emozione ha il sopravvento, non riesce a trovare la misura, arranca alle spalle di Gauff, oggi assai efficace e poco fallosa. Lois scoppia in lacrime prima di andare a servire per l’ultima volta quest’anno al Roland Garros. Dopo 69 minuti, il punteggio è finanche eccessivamente punitivo per lei: 6-1 6-2.

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Sabalenka fa l’impresa con Swiatek

Nell’altra semifinale femminile, anch’essa ad alta tensione, Aryna Sabalenka elimina la campionessa in carica Iga Swiatek. Non è una sorpresa per chi ha memoria di quanto l’è accaduto da agosto in poi. Primo set assai equilibrato, con entrambe le giocatrici determinate a non cedere terreno eppure costrette a subire una pari serie di break. La bielorussa prevale nel tie-break con un netto 7-1. Nel secondo parziale Swiatek reagisce, sfrutta il vantaggio del break in apertura e chiude sul 6-4. Nel set decisivo, Aryna è in totale controllo, fino a infliggere un umiliante 6-0 alla polacca dopo 2 ore e 19 minuti e la bellezza di 14 break in tutto. Sabalenka interrompe così la striscia di 26 vittorie consecutive di Swiatek sulla terra rossa parigina e diventa la prima bielorussa a raggiungere la finale del torneo dal 1988, quando ci riuscì Natalia Zvereva, originaria di Minsk, che gli archivi della WTA registrano tuttora come cittadina dell’Unione Sovietica.

Il doppio misto è italiano

Il primo titolo del Roland Garros 2025 è comunque roba nostra, nel senso che se lo sono presi gli italiani Sara Errani, detta “Sarita”, e Andrea Vavassori, detto “Wave”. La romagnola e il torinese sono i più forti nella specialità del doppio misto. A nove mesi dal loro precedente trionfo agli US Open, si sono ripetuti, battendo di nuovo Taylor Townsend: allora in coppia con Donald Young (finì 7-6 7-5), stavolta con Evan King (6-4 6-2). Siccome ci sono successi che sanno di destino e altri che profumano di talento, quello di oggi sul Philippe Chatrier sa di entrambi. È la dimostrazione che, quando tecnica e tattica si sposano con l’intelligenza, nascono capolavori che restano nella storia. A 38 anni, Sara continua a stupire non per quello che fa, ma per come lo fa. I due americani provano a imporsi con la forza, lei risponde con la saggezza. Il break del settimo game del primo set nasce da lì: dalla capacità di trasformare ogni palla in un’arma, ogni angolo in una trappola. Andrea, 30 anni, è braccio e cuore: “Io e lui giochiamo leggeri, mi dà sicurezza”, spiega la romagnola. Wave è la sintesi delle qualità del doppista moderno: solido nei fondamentali, letale nelle chiusure, glaciale sotto pressione. Nel secondo set, quando gli azzurri piazzano un doppio break, Vavassori si trasforma in un muro invalicabile. Kings azzarda inutilmente ogni soluzione a rete. Il match, che si chiude con un rovescio di Townsend finito largo, consegna a Sarita il settimo titolo slam, sempre in coppia: cinque con Roberta Vinci, due con Wave.

Il misto che cambia

Nella conferenza stampa del dopopartita si è parlato soprattutto del cambiamento alle porte per il misto, che peraltro si gioca soltanto nei quattro Slam, nell’ATP e WTA 1000 di Indian Wells (vinto nell’ultima edizione da Errani e Vavassori ai danni di Mate Pavic e Bethanie Mattek-Sands), nella United Cup e alle Olimpiadi. Gli organizzatori degli US Open hanno annunciato da tempo che la prossima edizione, tra meno di tre mesi, avrà regole che nulla hanno a che fare con un torneo tradizionale. A cominciare dal numero di coppie partecipanti: 16, contro le 32 precedenti, metà delle quali selezionate in base al ranking combinato dei singolari e metà scelte dagli organizzatori e premiate con una wild card. Il torneo si svolgerà in anticipo e in soli due giorni, durante la settimana delle qualificazioni dei singolari, prima dell’inizio del tabellone principale previsto per il 24 agosto. Cambia anche il formato: si giocherà al meglio dei tre set, ciascuno con solo quattro game. In caso di 4-4, si procederà a un tiebreak. L’eventuale terzo set sarà sostituito da un super tiebreak a 10 punti. La finale sarà invece al meglio dei tre set, con i primi due da sei giochi e tiebreak sul 6 pari. In caso di terzo set, si giocherà un super tiebreak. In due giorni si farà tutto. Le partite si terranno nei principali stadi di Flushing Meadows: l’Arthur Ashe Stadium e il Louis Armstrong Stadium. Per invogliare la partecipazione dei singolaristi più forti, il premio per la coppia vincitrice sarà incrementato a un milione di dollari, cifra significativamente superiore rispetto ai 200mila assegnati nell’edizione precedente.

Una rivoluzione televisiva

L’obiettivo della rivoluzione è esplicito: spettacolarizzare anche televisivamente una specialità che il pubblico – e gli organizzatori – tendono a snobbare. Sarita e Wave hanno confermato oggi la propria contrarietà alla nuova formula, ma probabilmente parteciperanno comunque al torneo newyorkese. In ogni caso, se l’esperimento americano funzionerà, potrebbero essere tra gli ultimi vincitori “tradizionali” di una nobilissima disciplina, assai seguita quando a giocarla erano Billie Jean King e Owen Davidson, Martina Navratilova e Leander Paes, Venus Williams e Justin Gimelstob, Daniela Hantuchova e Fabrice Santoro. Come dice Vavassori: “Solo il tennis mette a confronto uomini e donne su un campo da gioco. È un valore da preservare”. Se per preservare bisogna cambiare, si provi pure, allora.

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