Anm contro il governo: “Attacchi sconcertanti”. Delmastro: “Ayatollah”

ROMA – È ancora un corpo a corpo. L’Anm non ci sta a finire di nuovo nel mirino, replica in toni severi alle aggressioni subite dopo la condanna inflitta a Delmastro e risponde al ministro Nordio che addirittura esprime l’auspicio che la pronuncia sia ribaltata. La maggioranza fa vacillare l’idea del dialogo, già fissato, tra le toghe e la premier Meloni. «Se continuano così, allora, vediamo…». Ed è lo stesso sottosegretario alla Giustizia, in serata, a chiosare: «I magistrati vogliono scioperare contro le leggi, ma non accettano commenti alle loro sentenze. Lo fanno solo gli ayatollah». Ma intanto le opposizioni chiedono al presidente del Senato La Russa: «Convochi Meloni in aula per un premier time».

Nello Rossi (Md): “Dal centrodestra reazioni selvagge verso le toghe, ci indicano come i nemici”

Il senso del day after lo dà, tra l’altro in aula, alla Camera, anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Matilde Siracusano, di FI, durante la discussione sul tetto dei 45 giorni alle intercettazioni, altro provvedimento brandito come arma sui pubblici ministeri: «Noi andremo avanti sulla separazione e per dare argini al pm: fatevene una ragione – dice Siracusano – anche se abbiamo mezzo governo indagato, anche se arriva la condanna “politica” contro Delmastro. È finito il tempo in cui i magistrati condizionavano la politica».

È con quell’avviso del governo che parte la giornata. Quasi alla stessa ora, dalla giunta dell’Associazione nazionale magistrati, una nota durissima: esprime «sconcerto» nel «constatare che ancora una volta il potere esecutivo attacca un giudice per delegittimare una sentenza». Delmastro, dopo la pronuncia del Tribunale di Roma, aveva detto: «Cercheremo un giudice a Berlino». L’Anm, presidente Cesare Parodi, risponde: Non occorre andare fino a lì. Ovvero: «Siamo disorientati nel constatare che il ministro della Giustizia auspica la riforma di una sentenza di cui non esiste altro che il dispositivo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, che minano la fiducia nelle istituzioni».

I magistrati spiegano: «Per dimostrare l’inutilità della separazione delle carriere, basta osservare la vicenda processuale conclusa con la condanna in primo grado», l’imparzialità del giudice è andata oltre «l’archiviazione richiesta al gip e l’assoluzione richiesta al Tribunale», questo mostra «come il giudice non sia succube del pm». E infine: «Il sottosegretario non ha quindi bisogno di andare a Berlino per trovare un giudice».

Ma neanche così si placa lo scontro. Ecco Delmastro, al Tg1, ore 20: «Stiano pur certi che a Berlino ci vado, cercando il giudice terzo. Forse questo caso dimostra che ci vuole il sorteggio per eradicare il potere cancerogeno delle correnti all’interno della magistratura». Si aspettava la condanna?, gli chiedono. «No, francamente no». Delmastro non pensa alle dimissioni: «È una delle tante richieste delle opposizioni, credo che sia il loro sport preferito. Registriamo che non si è ancora dimesso nessuno per la richiesta delle opposizioni. Abbiamo preso il voto degli italiani per cambiare l’Italia anche riformando la giustizia. E così faremo, consegnando ai nostri figli una giustizia migliore».

Mancano solo 5 giorni allo sciopero delle toghe: sarà giovedì prossimo. Significativa la locandina dell’Anm, la firma l’artista Lorenzo Terranera. Due magistrati trasformati in marionette. I cui fili sono tirati da mani in grisaglia senza volto.

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