Autonomia, Calderoli va avanti dopo lo stop di Tajani. I Lep saranno legati al costo della vita

ROMA – Il ministro Roberto Calderoli va avanti sull’Autonomia differenziata in diverse materie già chiesta dalle Regioni del Nord. Nonostante la dura e netta risposta del ministro degli Esteri Antonio Tajani sulle materie di sua competenza (“Su cooperazione, commercio estero e rapporti con Ue non ci sono margini di trattativa?”, ha detto), il ministro leghista avvia i tavoli con Protezione civile, Sviluppo economico ed Economia per le materie non Lep chieste da Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria.

L’obiettivo di Calderoli è quello di arrivare in tempi brevi a schemi di intese tra ministeri e Regioni da portare poi in Consiglio dei ministri per una prima valutazione prima del via libera definitivo di Chigi e quindi del voto finale del Parlamento (che prima potrà esprimere pareri dando degli indirizzi sullo schema di intese). Altro che tempi lunghi, come speravano in Forza Italia e, anche senza dirlo esplicitamente, in Fratelli d’Italia. “C’è una legge approvata, anche con i voti di Forza Italia – ribadisce il segretario del Carroccio e vicepremier Matteo Salvini – ognuno può chiedere ciò che vuole, poi in una Repubblica parlamentare funziona come il Parlamento approva. Se è stata approvata quella legge, con quella legge si lavora”. Calderoli comunque ha risposto alla lettera di Tajani contestandone alcuni passaggi, come quello sulla lesione di articoli costituzionali.

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Nel frattempo comunque procede anche l’iter per fissare i Livelli essenziali delle prestazioni sulle altre materie, che in base all’Autonomia differenziata votata dal centrodestra possono essere cedute alle Regioni: sanità, istruzione e trasporti su tutte. E anche su questo fronte la strada è segnata ed è stata confermata dalla commissione Lep guidata dal costituzionalista Sabino Cassese.

Si va verso un aggancio al costo della vita e quindi a Lep differenziati per aree del Paese: in questo modo non ci sarebbe alcuna redistribuzione di risorse tra le Regioni del Nord verso quelle del Sud per garantire a quest’ultime di garantire almeno i Livelli essenziali delle prestazioni sanitarie, scolastiche e nei trasporti.

Nella riunione della commissione Cassese dello scorso 25 settembre, a porte chiuse, sono stati consultati dei documenti che confermano il meccanismo: in soldoni si legano i Lep ai Fabbisogni standard. Si legge nei documenti sul tavolo della commissione Cassese: “I Fabbisogni standard rappresentano le reali necessità finanziarie di un ente per garantire un determinato servizio in base alle caratteristiche dei diversi territori, clima, costo della vita e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente”.

Eccolo qui il legame che porterà, stante così le cose, a dei Lep differenziati per aree territoriali. Il costo dell’istruzione potrebbe essere più basso al Sud, pagando meno gli insegnanti, lo stesso vale per la sanità e i medici. Con conseguente abbassamento del livello dei servizi. Ma in questo modo in alcune aree del Sud potrebbero bastare le risorse già erogate attualmente dallo Stato e dalle Regioni.

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Su questo fronte l’opposizione chiede a Cassese e Calderoli di riferire al Parlamento: “Invece di definire i costi standard, superando il criterio della spesa storica, per recuperare i divari e le diseguaglianze tra Sud e Nord, la commissione Cassese condurrebbe ad affermare il principio di Lep differenti a seconda delle aree del Paese – dice Piero De Luca capogruppo Pd Commissione bicamerale questioni regionali – un ossimoro pericolosissimo, che cristallizzerebbe per legge le distanze oggi esistenti in Italia nei servizi pubblici essenziali ai cittadini, avallando l’idea di un Paese a più velocità in cui chi nasce in un’area meno sviluppata deve rassegnarsi ad avere per legge meno opportunità e prestazioni pubbliche. Non ci sarebbe più l’Italia unita e noi non possiamo consentirlo. Per questo abbiamo chiesto l’audizione urgente in Parlamento del professore Cassese”.

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