Caso Almasri, la corsa contro il tempo in giunta per le autorizzazioni per evitare il processo

Salvare il soldato Giusi. Nelle riunione in calendario stamattina nella giunta per le autorizzazioni a procedere la missione dei deputati di centrodestra è chiara: sottrarre la capo di gabinetto alla giustizia ordinaria. E garantire a lei lo stesso trattamento (previsto però espressamente dalla legge) dei ministri finiti sotto indagine. L’indicazione, in realtà, era chiara già dal principio dei lavori, nei giorni prima di Ferragosto, quando non si sapeva che Bartolozzi fosse indagata. Tanto che alcuni ieri facevano notare la strana coincidenza: la notizia era trapelata (non da fonti di procura) proprio alla vigilia di una decisione così importante.

Ma tant’è: Fratelli d’Italia, con il deputato meloniano Dario Iaia, avvocato pugliese vicino al sottosegretario Mantovano, aveva già ipotizzato la possibilità di uno «scudo» per Bartolozzi sulla base di un ragionamento giuridico. E cioè che dagli atti del tribunale dei ministri si disegnava una sorta di complicità della capo di gabinetto nel presunto “favoreggiamento” dei ministri ad Almasri. Di conseguenza, anche Bartolozzi doveva seguire l’iter della giunta.

Una constatazione che trova fondamento normativo nell’articolo 4 della legge del 1989 sui reati ministeriali che prevede, per i reati in concorso, l’autorizzazione anche per un non parlamentare. Il fatto è che in questo caso Bartolozzi è indagata per un altro reato – le “false dichiarazioni” – e quindi in nessuna maniera potrebbe essere utilizzato l’articolo in questione. Qualcuno, anche sulla base di alcuni pareri di costituzionalisti, sostiene che la giunta possa chiedere alla procura di Roma una valutazione sul caso. E che in caso di ulteriore parere negativo si possa addirittura ipotizzare un conflitto di competenze, davanti alla Corte Costituzionale. Più probabile, invece, che venga interessato l’ufficio del presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

Dietro le schermaglie giuridiche c’è però un disegno tutto politico: aiutare Bartolozzi e posticipare il più possibile la decisione della giunta. I tempi infatti sono stretti. Domani il relatore, il deputato del Pd, Federico Gianassi, dovrà fare la sua relazione che dovrà essere discussa il 23 settembre. Il 17 e il 18 sono in calendario le audizioni dei ministri che, però, non si presenteranno: depositeranno invece della memorie. La relazione Gianassi dovrà essere votata il 30 settembre. In caso di parere negativo, certo, ce ne dovrà essere una nuova, questa volta di un relatore di maggioranza, Pietro Pittalis, poi votata dall’aula. I tempi sono cruciali perché se si va oltre la metà di ottobre, l’autorizzazione si ritiene concessa. E quindi dovrebbe partire il processo: un’ipotesi del terzo tipo per i ministri, vista la compattezza della maggioranza sul punto. Ma che il governo spera diventi anche di quarto tipo: oltre a Nordio, Mantovano e Piantedosi, si tenterà di rendere impossibile un processo anche per Bartolozzi.

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