Caso Almasri, opposizioni all’attacco contro Nordio: “Ha mentito si deve dimettere”
Opposizioni scatenate contro il Guardasigilli Carlo Nordio, dopo l’indiscrezione di Repubblica sul caso Almasri. Dal Pd ad Avs chiedono le dimissioni del ministro della Giustizia perché “avrebbe detto il falso nel corso dell’informativa urgente al Parlamento” e per questo “non può rimanere nel proprio ruolo un secondo di più”, commenta Debora Serracchiani, responsabile Giustizia della segreteria Pd. “È inaccettabile che un ministro travisi i fatti e inganni il Parlamento: chi mente deve assumersene la responsabilità e lasciare l’incarico”, le fa eco Marco Grimaldi di Avs. “Nordio non ha più alcuna credibilità e autorevolezza per rimanere al suo posto”, dice il M5S. Da Italia viva con il deputato Roberto Giachetti la richiesta di un’informativa.
Il fatto
Il Tribunale dei ministri di Roma avrebbe concluso l’indagine sulla mancata consegna del generale libico Najeem Osama Almasri alla Corte penale internazionale da parte del governo italiano e starebbe per consegnare nei prossimi giorni le sue decisioni: archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio per uno o più membri del governo finiti sotto inchiesta, ovvero la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, Nordio e il titolare dell’Interno Matteo Piantedosi, accusati di favoreggiamento, peculato, e il solo Guardasigilli di omissione d’atti d’ufficio. Nelle carte c’è il riscontro che la capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, sapeva ciò che stava avvenendo e diede le indicazioni ai magistrati del Dipartimento degli affari di giustizia (Dag) di parlarsi con cautela. Nel primo pomeriggio, quando Almasri era stato fermato dalla Digos di Torino, l’allora capo del Dag, Luigi Birritteri (che poi si è dimesso ed è rientrato in ruolo) scrisse a Bartolozzi una mail per indicare la mancanza dell’autorizzazione all’arresto del ricercato, attivandosi per trovare il modo di convalidare il fermo e procedere alla consegna di Almarsi. Meno di un’ora dopo, Bartolozzi rispose di essere già informata, raccomandando prudenza: “Massimo riserbo e cautela” nel passaggio delle informazioni, e l’utilizzo di Signal, un sistema che assicura maggiore riservatezza nelle comunicazioni, senza mail né carte protocollate. Di questa mail dà conto anche Repubblica, secondo cui “il dato è cruciale perché dimostra come l’Italia abbia avuto tutto il tempo di riparare all’errore procedurale segnalato dalla Corte di appello di Roma, sulla mancata trasmissione del ministero della Giustizia. E di non averlo voluto fare per una precisa scelta politica. Di più: smentisce il ministro Nordio che aveva detto che soltanto il lunedì 20 gennaio l’ufficio era stato avvisato dell’arresto del criminale libico”.
Le reazioni
“Il ministro Nordio ha mentito al Parlamento. Era perfettamente a conoscenza del mandato di arresto già dalla domenica e avrebbe potuto organizzare l’intera procedura con trasparenza ed efficienza. Invece ha preferito accusarci di non aver letto o compreso le carte, quando è evidente che le ha volutamente manipolate. È inaccettabile che un ministro travisi i fatti e inganni il Parlamento: chi mente deve assumersene la responsabilità e lasciare l’incarico – aggiunge Marco Grimaldi, vicecapogruppo Avs alla Camera – Dopo le porte chiuse a Piantedosi, abbiamo tutto il diritto di sapere con chi, e a quali condizioni, è stato rinnovato il memorandum con la Libia. Siamo in mano a un governo di incapaci. Si fanno ricattare e non sono nemmeno capaci di pretendere rispetto”.
Per Matteo Renzi sulla vicenda anche “Giorgia Meloni ha mentito nel video da Palazzo Chigi e Carlo Nordio ha mentito al Parlamento. Non mi interessa la vicenda giudiziaria o l’avviso di garanzia: mi preoccupa un governo che mente all’opinione pubblica e alle Camere. Un governo che si fa ricattare dai torturatori libici. Un governo che si fa umiliare sulla scena internazionale come ieri a a Bengasi”.
Pretende le dimissioni del Guardasigilli anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi: “Il governo ha mentito agli italiani dicendo che non sapeva chi fosse quel cittadino libico. Palazzo Chigi non poteva non sapere e ha messo in pratica una colpevole corresponsabilità nel rilascio di quel macellaio, con tanto di accompagnamento a casa con aereo di Stato. Peraltro le accuse del tribunale dei ministri si aggiungono a quelle della Procura della Corte penale internazionale, secondo cui Nordio ha addirittura ostacolato l’attività della Corte. Il ministro della Giustizia non ha più alibi: faccia un passo indietro prima di infangare ancora di più le nostre istituzioni”. Nicola Fratoianni di Avs si rivolge alla premier: “Cosa aspetta a far dimettere Nordio? Quando la principale collaboratrice del ministro della Giustizia invita ad utilizzare la massima segretezza e sistemi di comunicazione riservati che cosa si vuole nascondere di tanto imbarazzante, se non una violazione delle norme?”
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