Centrosinistra, nove anni di sconfitte prima del riscatto in Sardegna
“Era dal 2015 che non si vinceva una regione in cui governa la destra”, commenta sui social la segretaria Elly Schlein all’indomani del voto in Sardegna che ha visto trionfare la pentastellata Alessandra Todde. Un’affermazione, quella della leader del Pd, supportata dai fatti. Ci sono volute circa 2 legislature, 6 governi, 3 congressi, 5 segretari dem e un paio di scissioni: dopo nove anni il centrosinistra riesce a strappare una regione al centrodestra. L’ultima volta risale alla Campania del 2015. Una vittoria che se non fosse stato per la Sardegna di ieri sarebbe rimasta nell’amarcord democratico ancora per un po’.
E invece la vittoria di ieri diventa un revival di quasi due lustri fa, quando il centrosinistra guidato da Vincenzo De Luca riuscì a battere l’allora governatore forzista Stefano Caldoro. Con le dovute differenze, va precisato. Del resto si tratta di un’era politica fa. Il segretario del Pd a quel tempo era ancora Matteo Renzi che comunque tenne in altre 4 regioni amministrate dal centrosinistra. Il campo largo non era neanche nel remoto pensiero di chi oggi lo sponsorizza, figuriamoci degli elettori. Per dire: Giuseppe Conte insegnava ancora all’Università di Firenze e il Movimento 5 stelle era saldamente all’opposizione del governo a guida Pd dell’attuale leader di Italia Viva. Dem e pentastellati se le davano di santa ragione, politicamente parlando. Fuori e dentro il Parlamento.
Le tornate, messe in fila da YouTrend, parlano chiaro. Dopo la vittoria in Campania del 2015 il centrosinistra non è più riuscito a battere la destra. Per citare le sconfitte più sonore: nel 2017 i dem persero la Sicilia governata fino a qual momento da Rosario Crocetta; nel 2018 il Friuli Venezia Giulia presieduto dalla dem Debora Serracchiani passò al leghista Massimiliano Fedriga; nel 2019 il bis di Sergio Chiamparino in Piemonte venne stoppato dall’esordio del forzista e attuale governatore Alberto Cirio. E ancora: nel 2020 la Calabria di Mario Oliverio passò il testimone a Jole Santelli e, infine, nel 2023 il Lazio fu vinto da Francesco Rocca sulla scia del trionfo del centrodestra ottenuto pochi mesi prima alle elezioni politiche.
Non solo. La vittoria di Todde rappresenta una sorta di primato anche nella storia dei candidati giallo-rossi che si sono presentati alle elezioni regionali. Prima della vittoria di ieri l’asse Pd-M5s non era mai andato in porto: fallì in Umbria, Liguria, Calabria, Lombardia, Friuli e Molise. Senza contare i tentativi morti ancor prima di arrivare alle urne. Come in Sicilia nel 2022, quando la candidata dem Caterina Chinnici, scelta tramite primarie di coalizione, rimase orfana del sostegno pentastellato come conseguenza della rottura del campo consumatasi con la fine del governo guidato da Mario Draghi. Un pasticcio che costò una sonora sconfitta al Pd che arrivò terzo con il 16 per cento dopo il vincitore di centrodestra Renato Schifani e il populista-centrista Cateno De Luca. I casi di vittoria giallo-rossa sono quasi inesistenti. La più importante fu quella di Gaetano Manfredi a Napoli nel 2021.
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