Dalla Sardegna alla Nuvola, Schlein conquista i socialisti e avvisa il Ppe: “No a Meloni”
ROMA — È l’unica cosa che il presidente del Pse, Stefan Lovfen, dice in italiano, ancorché venato da una cadenza swedish che strappa risolini in platea: «Congratulazioni per la vittoria in Sardegna. Brava!». Alla vulcanica capogruppo di S&D, Iratxe Garcia Perez, brillano gli occhi ricordando quanto appena accaduto: «Cara Elly, hai avviato il cambiamento. Il prossimo passo del tuo cammino sarà il successo del Pd alle Europee, non ho alcun dubbio». E quando Nicolas Schmit parla di «grande risultato, hai tutta la mia stima e il mio sostegno, il vento sta cambiando, crediamoci fino in fondo», la segretaria dem quasi si commuove, mostrando al fresco spitzenkandidat un cuore disegnato con le dita.
Manifesto Pse contro le destre per le europee, Schmit candidato alla commissione Ue. Schlein: “Il cambiamento è possibile”
Non poteva esserci viatico migliore, per la giovane leader democratica, che accogliere a Roma i vertici socialisti con la prima, sonora sconfitta di Giorgia Meloni: lo spauracchio della sinistra europea, la donna che potrebbe aprire le porte delle istituzioni comunitarie a estremisti di destra e nazionalisti. Una battuta d’arresto che va celebrata, insieme alla “ragazza” che l’ha sfidata e battuta. Non è un caso se anche Pedro Sanchez, il premier spagnolo festeggiato alla Nuvola come una star, durante il bilaterale con Schlein insista per sapere come ha fatto, di spiegargli il miracolo sull’isola. E lei, serissima: «Guarda che non è finita, fra una settimana ce la giochiamo in Abruzzo. Dopo la Sardegna loro non si sentono più tanto tranquilli. Lo schema è lo stesso: anche lì hanno un candidato imposto da Roma che ha fatto disastri e non conosce la realtà territoriale».
Europee, chiuso il congresso del PSE: Schmit, Schulz e Schlein cantano “Bella ciao”
Già la scelta di tenere in Italia il congresso di lancio della campagna per le Europee era il segno dell’attenzione del Pse per il Pd e la sua segretaria. L’exploit alle regionali non ha fatto che rafforzare la scommessa. Che Schlein raccoglie con entusiasmo, pronta a rilanciare: «Quando abbiamo iniziato a lavorare per questo congresso vi chiamavamo qui per portarci speranza», scandisce emozionata dal palco, tailleur-pantalone color pervinca, sotto un mezzo tacco che è un inedito assoluto. «È fondamentale non essere soli nella lotta all’estrema destra. Parliamo 27 lingue diverse, ma combattiamo la stessa battaglia, condividiamo la stessa visione. Siamo una vera famiglia. Vi abbiamo chiesto speranza e speriamo di portarla anche noi», ricambia: «In Sardegna non abbiamo vinto da soli ma perché ci siamo uniti. È una finestra che comincia ad aprirsi. E lo dimostreremo anche il 9 giugno con Schmit. Sarà una campagna cruciale per il destino del continente».
Nicolas Schmit: “La destra minaccia l’Ue Meloni un lupo travestito da pecora. Salvini è l’amico di Putin”
In un inglese perfetto, Schlein racconta ai premier e capi socialisti l’Italia a trazione Meloni. «Abbiamo una premier donna che tutti i giorni prende decisioni contro le donne. C’è sempre una differenza fondamentale tra una leadership femminile e una femminista». E perché sia chiaro il concetto, la segretaria dem tratteggia in un flash «la destra reazionaria» che governa l’Italia: «Si inventa un nemico al giorno perché non sa risolvere i problemi». Le opposizioni, che il Pd si sforza di tenere insieme, ci provano a scongiurare lo sfascio, ma l’impresa non è semplice. «Noi ci battiamo per il lavoro e loro negano il salario minimo, noi ci battiamo per la sanità pubblica e loro la smantellano, noi ci battiamo perché ciascun bambino abbia un’istruzione di qualità e loro la tagliano», elenca Schlein, «noi siamo per la solidarietà europea e loro rendono più difficili i salvataggi in mare, noi siamo per i diritti, incluso quello di amare chi vuoi, e loro li negano alle coppie omogenitoriali».
Uno speach utile a marcare le differenze fra destra e sinistra, che qualcuno — in Europa — si ostina per convenienza a negare. Con il quale aggredire, anche, i temi di politica estera, su cui invece è la famiglia socialista a non andare sempre d’accordo. E allora Schlein sull’Ucraina si allinea al cancelliere tedesco Olaf Scholz: dice sì al sostegno a Kiev con ogni mezzo, ma no all’invio di truppe. Mentre sul Medio Oriente torna a sollecitare «un ruolo più importante dell’Ue per dare il via a una conferenza di pace poiché quanto avviene a Gaza non è accettabile», esclama. «Chiediamo una forte iniziativa europea per il cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi e l’arrivo di aiuti umanitari».
Sono tuttavia gli scenari sui futuri assetti della Commissione ad accendere il discorso: «Mai con l’estrema destra», fa muro la segretaria del Pd, in sintonia coi colleghi che l’hanno preceduta. Premessa per lanciare un avvertimento chiaro agli alleati: «Il voto dei socialisti non va dato per scontato. Chiedo al Ppe, siete davvero pronti a tradire la vostra storia? Meloni ha imbarcato Orban e Zemmour, il Ppe dove si ferma?». Un appello a stare ben attenti, specie von der Leyen, troppo incline a strizzare l’occhio alla nostra premier. «Il risultato delle Europee deve ancora essere scritto, noi siamo qui per vincere», conclude Schlein sulle note di Bella ciao. È il gran finale, tutto un baci e abbracci. Per i socialisti è lei la speranza. «La riscossa parte da qui».
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