Decreto Sicurezza, Anm: “Un messaggio inquietante”

“Abbiamo una priorità e ne sono consapevole: dobbiamo andare sui territori a spiegare le nostre ragioni ai cittadini sul no alla separazione delle carriere. E sono fiducioso che i cittadini inizino a capire, a ragionare, oltre gli slogan anti-giudici”. Comincia con una direzione chiara, nelle parole del presidente dell’Anm Cesare Parodi, la riunione del comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati dopo altre settimane tese nel rapporto tra politica e giustizia, e a poche ore dall’approvazione del decreto legge sulla Sicurezza. Che finisce subito sotto l’esame dei vertici dell’Anm. “Quel decreto porterà a non pochi problemi interpretativi e applicativi. Comunque è un documento complesso, con tanti argomenti, che non ha mezze misure: accontenterà tanti cittadini, ma provocherà anche un forte dissenso”, sottolinea Parodi, di Mi, la corrente più vicina al governo. Mentre il segretario Rocco Maruotti, di Area, gruppo progressista, è tranchant: “Un decreto che vuole reprimere il dissenso e consegna un messaggio inquietante”. Secca e immediata la replica dalla Lega, oggi riunita a congresso: “Ecco l’ennesimo sciagurato attacco alla politica. L’associazione nazionale magistrati rispetti l’autonomia di governo e parlamento”, tuona il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa.

I temi

Negli uffici desolati della Cassazione, dove si riunisce il Cdc del sindacato delle toghe, densi i temi che occuperanno la giornata, legati al lavoro delle commissioni interne – dalle azioni di contrasto alla criminalità organizzata alle ultime norme sui femminicidi, che rischiano di paralizzare la macchina (“Il numero dei giudici quello è”, chiarisce Parodi). Ma si discute soprattutto dei modi in cui comunicare ad ampio raggio in vista del referendum (probabilmente, inizi 2026) sulla riforma costituzionale per separare i pm dai giudici e creare due Csm, i cui membri saranno sorteggiati. Importante, osservano i magistrati, far passare il concetto che la riforma “non migliorerà di un grammo le disfunzioni della giustizia: ha dovuto ammetterlo anche Nordio. Quelle disfunzioni ci sono ed esigono risposte concrete che allo stato non vediamo”. Saranno veicolati messaggi via social network, e si pensa di sbarcare anche su TikTok, si stanno commissionando sondaggi. Da valutare anche i criteri da adottare rispetto a dibattiti promossi da partiti politici. Scaramanticamente, Parodi aggiunge: “Non dico che vinceremo il referendum, assolutamente. Ma una cosa posso dirla: pian piano, mi sembra che anche i non addetti ai lavori stanno comprendendo che la nostra opposizione non è per difendere la categoria, ma per non assistere alla demolizione della giustizia, nell’interesse dei cittadini e delle garanzie costituzionali”.

“Decreto inquietante”

Si passa subito all’attualità, con il segretario Maruotti: “Di questo decreto legge sulla Sicurezza, approvato ieri sera e con un improvviso cambio di rotta, non si comprendono i termini di necessità e urgenza. Ma è nel merito che sono preoccupato: il decreto mi sembra inquietante. Perché pone le basi per una repressione del dissenso”. Poi si apre alla discussione sulla reale utilità del dialogo con il ministro Nordio e con il governo: “Il ministro chiede che debba esserci un dialogo civile, urbano e chiede la reciproca legittimazione: ma questa presuppone il rispetto. Che Nordio non sembra applicare – dice ancora Maruotti – Basterebbe citare le sue espressioni offensive: “Litanie petulanti”, o “sciocchezze colossali” riferite alle nostre argomentazioni. In più: mentre immaginano norme per impedire ai magistrati di andare ad esprimere un’opinione all’esterno, poi invitano a un evento con vertici di FdI due magistrati amici, com’è successo una settimana fa a Napoli. E quindi non si capisce che dialogo si possa avere con un’istituzione che non ti rispetta. E che non è coerente”.

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