Di Bartolomei: “Un complotto la cena con Garofani? Solo una tavolata tra vecchi amici romanisti”
ROMA – A organizzare la cena alla quale ha partecipato Francesco Saverio Garofani, il consigliere del presidente Mattarella preso di mira da La Verità e da Fratelli d’Italia, è stato Luca Di Bartolomei. Il figlio di Agostino, il calciatore bandiera della Roma tragicamente scomparso, è un consulente di sicurezza informatica, ex iscritto al Pd, e si definisce “amico di lunga data” di Garofani.
Di Bartolomei, di cosa stiamo parlando?
«Del nulla. Ma quale complottone contro il governo… Io sono anni che lavoro in contesti prossimi alla politica, e so riconoscere quando una discussione fa un salto di scala, diventa sensibile. Invece ho letto delle cose campate in aria, costruite in maniera totalmente artificiosa. Sono stati estrapolati pezzi di conversazione, anche di soggetti diversi».
Esclude che Garofani possa aver detto frasi che potessero evocare una manovra contro il governo?
«Sappiamo tutti chi è Francesco, a cui sono legato da molti anni da affetto e stima. Quale sia il suo stile. E’ la persona più moderata e più istituzionale che abbia mai conosciuto. Uno cui non ho mai sentito dire una parolaccia in vita, per dare un’idea del tipo. Figuriamoci i complotti».
Ma che cena era?
«La cena annuale, lo scorso giovedì 13 novembre, che ha seguito la presentazione al Tempio di Adriano delle attività dell’associazione nata per ricordare Agostino con l’obiettivo di aiutare i giovani in difficoltà a studiare e praticare sport».
Dove eravate?
«Alla Terrazza Borromini, sopra piazza Navona, nella sala interna del ristorante. Ci andiamo perché il gestore è un caro amico, e anche molto romanista, il che non guasta. È un luogo dove ci sentiamo a nostro agio. È il secondo anno che la organizziamo lì. Mi sono occupato personalmente degli inviti».
Ci descrive il clima della serata?
«Era un contesto di amici di vecchissima data legati dall’affetto per Agostino e dai progetti che stiamo portando avanti a suo nome. Era una tavolata di gente di diversa estrazione politica e professionale, con discussioni che andavano dalle sorti del campionato, a Batistuta e la Nazionale, e certo anche alla politica, ma come se ne parla tra amici o familiari».
E tra di loro c’era anche il consigliere del Colle, Garofani?
«Sì, tra loro c’era anche Francesco, defilato. Era tutto tranne che un incontro carbonaro. Anche perché il locale era aperto al pubblico. C’era convivialità, qualche sfottò e anche la garanzia della massima riservatezza. Per questo sono amareggiato. Come si può accettare questo attacco volgare al capo dello Stato e a Francesco, finito in un tale tritacarne mediatico. La violazione di uno spazio amicale è inaccettabile».
Si sente responsabile?
«Non sono responsabile di ricostruzioni inverosimili, piuttosto sono stupito».
Qualche nome tra i presenti?
«Non li dirò neanche sotto tortura, per rispetto della privacy».
Ha un sospetto di tradimento?
«Sono pronto a mettere le mani sul fuoco».
Ma è sicuro?
«Non so se qualcuno ha tradito un patto. Sicuramente sono state tirare fuori frasi estemporanee».
Può esserci stato qualche orecchio indiscreto nella sala? O qualche registrazione fatta da persone non invitate?
«Non lo so e non posso escluderlo, anche se non mi pare probabile».
Insomma, non ha assistito alla conversazione incriminata?
«Faccio fatica a ricostruire una riflessione compiuta e approfondita sui massimi sistemi o un’analisi degli scenari futuri del Paese. Piuttosto, da quello che ho letto in questi due giorni, posso dire che si tratta di frasi estrapolate in maniera proditoria».
Ha risentito Garofani in queste ore?
«Sì, ma ci siamo scambiati quattro battute, giustamente aveva altro a cui pensare».
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