Fine vita, FI stoppa Zaia: “Non serve una legge nazionale”. FdI: “Da regioni fughe in avanti”

Maggioranza in ordine sparso sul fine vita, sul cui destino legislativo si abbatte anche il conflitto tra istituzioni centrali e regionali. Dopo l’approvazione della norma da parte della Toscana, l’accelerazione di Luca Zaia, supportato dal collega di partito e presidente di regione Attilio Fontana, e il primo caso di suicidio assistito in Lombardia, intervengono gli alleati di governo dei leghisti. Ognuno con una posizione differente.

Forza Italia infatti dice no a una legge nazionale chiesta dal governatore veneto e invita a “non fomentare il turismo di morte”. FdI invece pur criticando quelle che definisce “fughe in avanti” delle Regioni e ribadendo che “la vita va difesa”, non parla esplicitamente di legge dello Stato, ma invita comunque ad attendere il lavoro del Parlamento. Come anche Noi Moderati che è inoltre concorde con Zaia quando chiede di evitare “bandierine di partito” su un tema così complesso.

Tarzia (FI): “Non serve una legge nazionale”

“Io credo innanzitutto che rispetto a un tema che, come questo, coinvolge la vita delle persone, bisogna avvicinarsi in punta di piedi”. “Una legge nazionale non serve, c’è certamente da declinare determinate indicazioni che già sono arrivate dalla Consulta, ma già si sta lavorando in Commissione giustizia al Senato. È un tema che coinvolge vari aspetti da un punto di vista etico, da un punto di vista giuridico, sociale, sanitario, amministrativo e politico”. Così Olimpia Tarzia, responsabile nazionale del dipartimento Bioetica e Diritti Umani di Forza Italia, parla del fine vita su Radio Cusano Campus.

FdI: “Vita va difesa, da Regioni fughe in avanti”

“Sul tema del fine vita negli ultimi giorni registriamo una fuga in avanti delle Regioni, peraltro con profili di forte incostituzionalità visto che su questa materia è il Parlamento ad avere competenza. Al Senato ci sono alcuni disegni di legge sul tema, quindi va lasciato al Parlamento il tempo per riflettere e discutere”. Così la responsabile del dipartimento famiglia e valori non negoziabili di FdI Maddalena Morgante. Per FdI “il principio della difesa della vita in ogni fase e condizione rimane centrale, e questo passa anche attraverso un maggiore impegno sul fronte delle cure palliative e della terapia del dolore”.

Gelmini (Noi moderati): “Dibattito da fare in Parlamento”

“Il dibattito sul fine vita va affrontato in Parlamento, si tratta di un tema complesso che riguarda la vita e la morte delle persone. Non si può, quindi, improvvisare o commettere errori né farne una bandierina di partito”. Lo ha detto a Radio24 Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati-Centro Popolare.

“Il Parlamento purtroppo – ha aggiunto – è in ritardo, perché arrivare a un’intesa richiede tempo. Nonostante ciò, quello del fine vita resta un tema nazionale e spetta alle Camere esprimersi. Non può valere il principio secondo cui, siccome il Parlamento non legifera, ogni regione si sente libera di intervenire a casa sua su un tema così complesso. Io sono favorevole all’autonomia differenziata, ma in questo caso la competenza è nazionale e non si può costruire una legislazione Arlecchino”.

Fontana, rispettato Consulta, su fine vita serve legge

“Non è questione di autorizzare” il suicidio medicalmente assistito, anche perché “l’autorizzazione l’ha data la Corte costituzionale con le proprie sentenze. Noi non abbiamo fatto altro che, attraverso il codice etico, trovare delle linee di condotta che verranno estese a tutta la Regione”. Il governatore Attilio Fontana ha risposto così, a margine di un evento a Varese, a chi gli chiedeva del primo caso di suicidio assistito in Lombardia. Ad ogni modo rimane “opportuna” una legge nazionale, altrimenti “ognuno può seguire le disposizioni dei propri codici etici”, quando invece “è necessario che ci sia una linea nazionale”.

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