Flores d’Arcais: “Io ci sarò nello spirito di Ventotene”
Anche Paolo Flores d’Arcais, filosofo, giornalista e fondatore della rivista Micromega, sarà in piazza il 15 marzo per dire sì a quell’Europa «che nasce a Ventotene e, per Altiero Spinelli, doveva addirittura essere socialista. Un’Europa di giustizia e libertà». Un Continente oggi sotto attacco da due parti, Russia e Stati Uniti, unite dall’ideologia del «trumputinismo».
Una piazza per l’Europa
In questi giorni il campo europeista si sta interrogando – e dividendo – sul piano ReArm Europe di Ursula von der Leyen. Cosa ne pensa?
«Il piano è giusto nell’idea che l’Europa deve riarmarsi, è sbagliato nelle modalità che propone. Non si mette in primo piano l’urgenza di fornire armamenti all’Ucraina – difese anti-missili, aerei, copertura satellitare – e di organizzare un sistema di difesa europeo a partire da un fondo comune Ue, quindi senza far indebitare i singoli Stati. Ma per dire no a questo piano bisogna avere la capacità di dire sì a un piano alternativo».

La sua idea?
«Non riarmare i singoli Paesi, ma organizzare una forza europea con quei Paesi che sono disposti a costruirla subito, con un comando unificato e un ruolo chiave per la Francia. Altrimenti il no al piano von der Leyen diventa un alibi per continuare a fare la politica dello struzzo».
Ovvero?
«Quella di chi non vuole vedere che in due giorni – prima l’aggressione nella sala ovale a Zelensky, poi lo stop degli aiuti militari Usa all’Ucraina – è radicalmente mutato l’assetto del mondo. Hanno posto fine a una situazione che durava da ottant’anni».
È la fine dell’idea stessa di Occidente?
«È nata la Santa Alleanza del trumputinismo, a vocazione imperiale, che ha come idea strategica la guerra all’Europa. Guerra guerreggiata nella violenza putiniana e, da parte di Trump, guerra commerciale e di stop agli aiuti militari».
È anche la fine della Nato?
«Come struttura esiste ancora, ma se la principale forza dell’alleanza, ovvero gli Usa, tradisce e passa con Putin, cosa ne resta?».
Landini: Cgil in piazza per costruire un’Europa di pace, lavoro e diritti
Antonio Scurati ha scritto che l’Europa ha fatto del ripudio della guerra un dogma. L’ultima volta che “siamo stati guerrieri” è stata con la Resistenza. Dobbiamo sacrificare questo dna “sociale” dell’Ue sull’altare del riarmo?
«L’Europa che è nei nostri cuori nasce a Ventotene e per Spinelli doveva addirittura essere socialista. Nasce come Europa di giustizia e libertà. Ed è un’Europa ancora molto lontana, è vero. Dovrebbe essere l’Europa del welfare, dei diritti, di una eguaglianza crescente. Ma oggi tutto questo progetto in fieri è minacciato dalla Russia di Putin e dal tradimento di Trump».
I pacifisti si illudono che, senza deterrenza militare, Putin rispetterà l’Europa?
«Se qualcuno decide che tu sei il suo nemico, non è che con profferte di amicizia e di pace smetti di esserlo. È lui che ha deciso che lo sei e non puoi fare altro che prenderne atto. E da questo nemico, che ha dichiarato innumerevoli volte che il suo progetto è di tornare ai territori della Russia degli zar e di Stalin, ti devi difendere. Non c’è altra soluzione se si vuole difendere la pace e il progetto di un’Europa giustizia e libertà».
Lei in piazza ci sarà?
«Si, andrò insieme a Pancho Pardi e sua moglie Maria, che hanno confezionato artigianalmente una bandiera dell’Ucraina. Perché il cuore dell’Europa oggi è a Kiev e il futuro dell’Europa si gioca lungo quelle frontiere».
Meloni come si sta barcamenando tra fedeltà a Trump e appartenenza all’Europa?
«Lo vediamo tutti, sta facendo un abietto slalom. È un governo di miserevole cabotaggio. Purtroppo ancora in Italia non c’è un’alternativa, né politica e nemmeno nella società civile che oggi è molto divisa. Spero che la manifestazione promossa da Serra abbia un grande successo, ma quella del 15 sarà una piazza discorde su tante cose essenziali. E tanti porteranno la bandiera arcobaleno, che oggi non è simbolo di pace ma simbolo di ambiguità».
Condividi questo contenuto: