Flotilla, Crosetto avvisa i pacifisti: “Non possiamo difendervi”

Al governo il livello di guardia si alza col passare delle ore. Riservatamente arrivano informazioni dei servizi che ipotizzano possibili, nuovi attacchi di droni contro la Global Sumud Flotilla. La Difesa cambia in corsa la fregata che dovrà accompagnare in questi giorni tribolati le imbarcazioni dirette a Gaza: non più la Fasan, sarà schierata la Alpino, dotata di più sofisticati sistemi anti-drone e anti-sommergibili. Ma una nota dell’unità di crisi della Farnesina, spedita a chi è a bordo e visionata da Repubblica, svela che in realtà i nostri militari forniranno solo «soccorso di tipo umanitario». Aggiungendo: «In nessun caso potrà costituire un fattore di difesa o offesa della flottiglia sul piano militare nei confronti di chicchessia». Non interverranno contro i razzi israeliani. Agli italiani sulle navi è dunque «sconsigliato» proseguire.

Più dell’arrivo di nuovi droni a stretto giro, a tormentare Palazzo Chigi è uno scenario che potrebbe materializzarsi tra 4-5 giorni. Quando cioè la flottiglia dovrebbe arrivare a ridosso della Striscia, lasciando le acque internazionali. «Se non si fermano, qualcuno si fa male», sbuffa il ministro Luca Ciriani, big di FdI, nella sala Garibaldi del Senato, mentre il collega Guido Crosetto ha appena finito l’informativa, prima di recarsi proprio a Chigi da Giorgia Meloni. Ce l’ha soprattutto con il Pd, Ciriani: «Non sono scappati di casa, governano in Ue con i socialisti. Serve più responsabilità».

Intanto in Aula, prima a Montecitorio e poi a Palazzo Madama, il titolare della Difesa non fa che ripetere: il clima è preoccupante, tocca «capire il rischio di entrare nelle acque di un altro Stato, che considera questa operazione un atto ostile». E «dentro i confini sovrani di Israele, qualsiasi cosa potrà accadere». La nostra Marina, è l’avviso, potrà assicurare un intervento solo fino a quando le imbarcazioni navigheranno «in acque internazionali». Proseguendo oltre, l’esecutivo «non potrà garantire la sicurezza» dei connazionali, perché «non siamo lì per fare la guerra». Sugli scranni dell’esecutivo Crosetto opta per toni severi, ma pacati. Diversissimi da Meloni. Condanna con «fermezza» l’attacco dei droni. Prende le distanze da Netanyahu: «Il governo italiano non è corresponsabile, ma non siamo la Knesset. La posizione forte di Macron ha cambiato di una virgola la situazione a Gaza?». Dall’opposizione apprezzano, rimarcano le differenze con la premier. A quel punto, uscendo da Palazzo Madama, il titolare della Difesa interviene: «La situazione a Gaza viene usata come clava contro il governo, capisco la tensione della presidente Meloni, dopo un po’ qualcuno esplode».

Beghe di giornata. I crucci veri sono altri. Crosetto ne discute a lungo con la premier, appena rientrata dall’assemblea Onu di New York. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intanto sente l’omologo israeliano Gideon Sa’ar e chiama la leader dem Elly Schlein. La flottiglia è a circa 450 miglia dalle acque israeliane. Continua a puntare su Gaza. A questo proposito, c’è una postilla significativa nella nota che Crosetto diffonde in serata: «Qualora la flottiglia dovesse decidere di forzare il blocco israeliano», per la nostra Difesa «uno degli obiettivi è quello di scongiurare tale eventualità ed evitare possibili conseguenze negative». Che significa? Sia ambienti di governo che parlamentari di opposizione consultati dall’esecutivo spiegano che la nostra Marina potrebbe fare da “cuscinetto”, insomma da filtro, sul limitare delle acque internazionali. Obiettivo: evitare che le imbarcazioni italiane sconfinino e finiscano nel mirino dell’esercito di Tel Aviv. Extrema ratio, tutta da ponderare. Di fatto per il governo non esistono piani B rispetto all’ipotesi Cipro. Il tempo però agli sgoccioli: tra 48 ore la flottiglia dovrebbe lasciare le acque di Nicosia.

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