Fontana: “Col cavolo che ci vannaccizziamo”. È scontro nella Lega

La matassa veneta per il centrodestra non si sbroglia e non sono previste soluzioni a breve termine, Matteo Salvini ripete i “vedremo” a macchinetta («Come Lega abbiamo tante idee e tanti uomini da proporre», dice da Udine) e nel frattempo dentro la Lega, che teme di perdere la guida della sua vecchia roccaforte autonomista, si litiga. Le provocazioni dell’eurodeputato e vicesegretario Roberto Vannacci infatti non riguardano solo gli avversari politici e allora giovedì sera il presidente della Lombardia Attilio Fontana, leghista di antico conio, militante sin dai primi tempi di quando i sindaci li chiamavano borgomastri, sbotta: «Col c… che vannaccizziamo la Lega», e la “c” non è l’iniziale di cavolo.

Il contesto, intanto. Fontana era ospite del congresso varesino della giovanile a Busto Arsizio. I luoghi delle origini. E a partecipare, a parte gli juniores, c’erano diversi big: il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, l’ex vicesegretario defenestrato senza pietà Andrea Crippa (dovevano dargli un ruolo per compensarlo, mai arrivato), e poi Stefano Candiani, Luca Toccalini e Isabella Tovaglieri. Insomma, un luogo di partito a tutto tondo, non una voce dal sen fuggita. «C’è qualcuno che vuole vannaccizzare la lega. Io dico “col c…” che ci riesce. Io sono della Lega, della Lega Lombarda». Applausi. Poi Fontana — come raccontato dal sito locale Malpensa24, nessuna smentita poi ma anzi conferme ufficiose da Palazzo Lombardia sulla bontà del ragionamento — ha ricordato le prime riunioni al ristorante Bologna di Varese, gli incontri e gli insegnamenti di Umberto Bossi, un discorso in linea con quello del ministro Roberto Calderoli qualche giorno fa sul Monviso, dove una volta si prendeva l’acqua della sorgente del Po con l’ampolla. «I nostri valori sono sempre gli stessi. Il nord, la difesa della nostra Lombardia dal nuovo neocentralismo che avanza. E mi auguro che questi siano anche i vostri valori», le parole del presidente. Il sempre pacato Fontana in realtà dà voce a una sempre maggiore insofferenza interna nel Carroccio: un pezzo di partito tenta di scimmiottare l’ex generale con l’ascia bipenne simbolo dell’organizzazione terroristica neofascista di Ordine nuovo al collo, e un altro ancora maggioritario nella fascia padana spinge per restare ancorati all’idea di “sindacato del nord”. Vedi ad esempio Romeo che sta lavorando ad una sorta di Agenda del nord da portare a Pontida. Vannacci ha mostrato di avere una forte capacità mediatica e i voti, e lo rivendica. In Toscana ad esempio cercando di piazzare i suoi nei listini bloccati. E se l’ex militare tenta di buttare acqua sul fuoco dicendo «remiamo tutti dalla stessa parte», il vicepresidente del comitato Mondo al contrario, parallelo ma autonomo dalla Lega, Cristiano Romani, risponde per le rime a Fontana: «Anche ieri (giovedì, ndr) in Veneto c’erano oltre 700 persone a sentire Vannacci. Chi pensa, anche in queste ore, di fermare lo tsunami con le mani, non ha capito la portata del fenomeno Vannacci. La vannaccizzazione, non solo della Lega, ma della politica, è ora inarrestabile». Controreplica nelle chat nordiste: «Se sono così convinti perché stanno facendo di tutto per garantirsi un posto sicuro con il listino in Toscana, invece di misurarsi con i voti?».

Impietosamente, i fuoriusciti del Patto per il nord mettono il dito nella piaga: «Nessuno nella “Salvini Premier” sarebbe in grado di raccogliere il numero di preferenze personali ottenute da Vannacci alle ultime elezioni europee. Gli unici che potrebbero contendergli questo primato sono i presidenti di Regione che, però, difettando al momento di coraggio, hanno preferito non sfidare Salvini alla carica di segretario ed ora subiscono le conseguenze di una deriva sovranista e nazionalista, in contrasto con l’autonomia. Hanno voluto Salvini segretario e Vannacci suo vice? Adesso, per usare le parole del loro capitano, taches al tram». Già, ma fino a quando?

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