Giustizia, in Senato passa l’articolo sulla separazione tra pm e giudici. Il Pd: dov’è Nordio?
“Con questo articolo voi state materialmente uccidendo l’unità della cultura della giurisdizione, che oggi unisce chi fa il pubblico ministero e chi giudica”. Ma le parole dell’opposizione continuano a infrangersi nel vuoto, come da giorni avviene nell’aula del Senato, dove si discute la riforma Nordio-Meloni sulla giustizia. Passa così in mattinata, dopo la lunga seduta di ieri, anche l’articolo 2, cioè il cuore del ddl sulla separazione delle carriere tra pm e giudici. “Stiamo all’alba di una nuova civiltà. Quella della separazione delle carriere è la madre di tutte le riforme insieme a quella dell’elezione del capo del Governo”, sottolinea, poco dopo, dalla Camera, il deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli. Stessa musica dalla Lega, con i rispettivi capigruppo, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari. “Il via libera del Senato a quell’articolo è un importante passo in avanti per tutti. Un’imparzialità che la Lega chiede da tempo, e che restituirà all’intera categoria dei magistrati credibilità agli occhi dell’opinione pubblica”.
Il testo modifica infatti l’articolo 102 della Costituzione, precisando che le norme riguardanti la magistratura “disciplinano altresì le distinte carriere dei magistrati giudicanti e requirenti”. Tutti caduti gli emendamenti proposti dalla maggioranza, prima accorpati e cancellati dalla modalità del “canguro” – contrastata da settimane prima in commissione, poi in aula – poi respinti nelle residue composizioni.
“Voi potete cangurare tutto: proposte, emendamenti, tempi tecnici, ma non potrete mai cangurare la tutela dell’autonomia della magistratura”, aveva protestato nel pomeriggio Verini, senatore Pd. Dalle 10.30 è cominciato l’esame degli articoli 3 e 4 che affrontano il principio della separazione delle carriere e dei due Csm per le due magistrature: per i quali è previsto il sorteggio dei suoi membri. “L’articolo 3 svela quale sia il disegno – spiega ancora dai banchi dem Martella – tende a indebolire l’indipendenza dei magistrati e a sottoporla a forme di controllo”.

Stessi rilievi della collega di partito, Valeria Valente: “La cosa più preoccupante dell’articolo 3 è questa idea malsana del sorteggio: che demolisce un assunto fondamentale dell’assetto democratico e del tema della rappresentanza”. E la senatrice Rando: “Ecco la vostra idea di giustizia asservita: la vostra è una resa dei conti con la magistratura, colpevole di aver fatto il proprio dovere anche con i poteri che pesavano, colpevole di aver indagato in alto”.
Resta il nodo di fondo a cui fanno riferimento le opposizioni, e in particolare il Movimento 5 stelle. Che anche ieri aveva picchiato. “Questa riforma non incide su nessuno dei tanti aspetti critici del funzionamento del sistema giustizia. Che cosa fa questo ddl ? – si era chiesta la pentastellata Dolores Bevilacqua – Non aumenta l’organico, non velocizza i processi, non crea un tribunale in più, non migliora la digitalizzazione”. Denuncia anche Avs, con il senatore Tino Magni: “Il sorteggio dei membri del Csm è il grimaldello della destra contro i magistrati. Il sorteggio previsto nella legge di riforma costituzionale compromette l’indipendenza e l’imparzialità dei membri del Consiglio Superiore. Un sorteggio senza regole chiare e definitive: è quello che serve alla destra che tacitare un Csm ridotto a organo di pura amministrazione e gestione”.
La temperatura sale quando dai dem Andrea Martella, attraverso il vicepresidente di turno Rossomando, si rivolge direttamente al titolare della Giustizia, nonché del ddl di revisione cstituzionale, Carlo Nordio: “Ma dov’è il ministro? Qui abbiamo approvato l’articolo 2, si discute del 3 e del 4, norme che cambiano l’architrave costituzionale sulla giustizia e il ministro cosa fa, si nasconde? Anche se abbiamo i numeri e le presenze formali in aula, non è corretto che non ci sia. Come è scorretto e ormai inaccettabile il bullismo istituzionale contro i magistrati”. Anche il collega di partito ed ex ministro Delrio alza gli occhi al cielo quando dice: “Sono norme su cui nessuno ha riflettuto. Giocando a dadi con l’elezione dei membri nei due Csm, la maggioranza decide di affidarsi al caso, allo Spirito Santo, e con il sorteggio anche per i membri del Parlamento chissà quanti santi ci vorranno, non oso immaginare gli inghippi”.
L’esame e l’approvazione degli articoli sul ddl giustizia, terminato alle 13.30, riprenderà la prossima settimana: sarà la capigruppo, fissata martedì prossimo, a stabilire tempi – e ulteriori forzature già all’orizzonte – della seconda approvazione della riforma. A cui seguiranno i due finali passaggi, più rapidi, in Camera e Senato, prima dell’inevitabile referendum confermativo, verosimilmente nella primavera del prossimo anno.
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