Il meloniano De Carlo: “Anche Zaia fu nominato da Roma, lo scelse Berlusconi. Ora lo vedrei al Coni”
ROMA — «Luca Zaia? Sarebbe un ottimo presidente del Coni». Palazzo Madama, primo piano. Mentre il ministro Piantedosi parla dei fatti di Pisa, sbuca Luca De Carlo. È il Doge in waiting di Fratelli d’Italia. L’uomo che Meloni vuole al timone del Veneto, per piazzare la bandierina di FdI al Nord. Ma la mossa è vista dal Carroccio peggio di una manganellata. Senatore, presidente della Commissione Agricoltura, sindaco di Calalzo di Cadore, De Carlo è al terzo mandato consecutivo, in Comune. «Eh ma è pure per questo, per esperienza personale, che dico: dopo un po’ di tempo va lasciato spazio ad altri, va cambiato giro».
La Lega non la pensa così. Potrebbe ripresentare l’emendamento sul terzo mandato in Aula. FdI voterebbe di nuovo contro?
«Credo che tutti voteranno come hanno già fatto in Commissione. A favore erano solo i leghisti e Italia viva. Non vedo grandi possibilità che qualcuno cambi idea, tra Commissione e Aula. Sarebbe un po’ incoerente».
Il decreto Elezioni, a cui è agganciato l’emendamento, intanto è slittato a dopo le elezioni in Abruzzo.
«Sì, la prossima settimana discuteremo di Ilva. Credo che sarà calendarizzato la settimana dopo ancora, dipende dalla capigruppo. Ma sinceramente, per una volta mi trovo d’accordo col presidente dei 5 Stelle, Giuseppe Conte».
No al terzo mandato.
«Più che altro per quello che ha detto, Conte: il Parlamento dovrebbe occuparsi dei problemi di 60 milioni di italiani, non di 4. Non credo che questa sia una priorità. Il tema non è stato discusso per vent’anni, che fretta c’è adesso?».
Per la Lega è il tema clou. Andrebbe affrontato, pure alla svelta.
«E affrontiamolo. Ma parlando di principi. Non è giusto concentrare il potere per troppo tempo nelle mani di una stessa persona».
Ecco: al tavolo di coalizione, gli uomini di Salvini hanno chiesto il Veneto per la Lega, anche senza Zaia.
«Ma non è una questione di diritto divino».
“Lo chiedono i veneti”, è la vulgata di via Bellerio…
«Ma lo stesso Zaia è stato nominato dopo un accordo a Roma. Forza Italia aveva il 30%, esprimeva il governatore uscente, Giancarlo Galan, ma Berlusconi decise di affidare la candidatura alla Lega. Mica lo decisero i veneti».
Dice così perché è pronto a soffiargli il posto, per conto di FdI. Si candida?
«Vediamo. Manca un anno e mezzo. È un’era geologica, in politica…».
Forse anche due anni, se il voto slittasse all’inizio del 2026, come suggerisce qualche leghista.
«Questo mi sembra difficile. Lo chiederà Zaia perché così potrebbe tagliare il nastro delle Olimpiadi. Ma potrebbe farlo lo stesso: sarebbe un ottimo presidente del Coni».
Non temete che insistendo sul Veneto, Zaia possa remarvi contro, alle Europee?
«Ma no. FdI è forte, prenderà il 30%. Lui ha un buon rapporto con Giorgia, da quando erano ministri insieme, con Berlusconi. Poi Zaia non ha mai fatto campagne contro in vita sua. Solo per sé».
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