La linea dura di Meloni contro Mattarella sui manganelli: “Pericoloso far mancare il sostegno alla polizia”
ROMA – Sono poche parole ma rischiano di appiccare un incendio. Giorgia Meloni in diretta tv difende i poliziotti e soprattutto attacca Sergio Mattarella: «Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra: è un gioco che può diventare molto pericoloso». La frase viene pronunciata al Tg2 Post, alle nove di sera, in seguito ai pestaggi degli studenti di Pisa e Firenze che sabato pomeriggio avevano costretto il capo dello Stato a chiamare il ministro Matteo Piantedosi per ricordargli che «l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli».
Ora per Meloni «non si può parlare delle forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona». Ma Mattarella – «le istituzioni» secondo la dicitura della premier, che non fa il nome del capo dello Stato – non aveva affatto tolto il sostegno suggerendo semmai una continenza nella gestione dell’ordine pubblico: davanti non avevano dei black bloc ma dei liceali, tanto che persino il sindaco di Pisa, di centrodestra, si era schierato con loro. Meloni ha citato il caso di Torino, dove ieri anarchici e autonomi hanno danneggiato una volante della polizia per tentare di liberare uno straniero che sta per essere estradato. «Nessuno ha detto loro grazie», li ha difesi. In realtà Mattarella ha chiamato il capo della polizia Vittorio Pisani per «essere informato di quanto avvenuto e per esprimere solidarietà agli agenti della pattuglia aggredita a Torino, ribandendo fiducia e vicinanza della polizia». E subito dopo Mattarella ha sentito Piantedosi. La polizia, va ricordato, sui fatti di Pisa aveva fatto autocritica. E i casi vanno valutati di volta in volta.
Meloni in tv ha snocciolato i dati dei ferimenti dei poliziotti, ben ventisei dal 7 ottobre, dall’avvio della guerra in Medio Oriente, e centoventi nell’intero 2023. «E nel 97% dei casi non ci sono stati incidenti, perché ben gestiti dalle forze dell’ordine».
Oggi Piantedosi parlerà alla Camera sui fatti di Pisa. Proprio all’indomani del trasferimento a Pescara di Silvia Conti, la dirigente del reparto mobile di Firenze, rimossa dopo i fatti dei giorni scorsi, anche se dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza spiegano che si tratta di «avvicendamento programmato».
C’è poi la questione premierato. «Non abbiamo toccato i poteri del Quirinale», ha detto Meloni, agitando la solita propaganda. «È la sinistra che cerca di schermarsi dietro la figura del presidente della Repubblica, molto popolare nel Paese, rispetto alla quale noi siamo stati molto attenti, non abbiamo voluto toccare i suoi poteri». Il premierato «permetterà ai cittadini e non al palazzo di eleggere i governi», solo che «la sinistra è terrorizzata dal fatto che i cittadini possano scegliere i governi, e cerca di schermarsi dietro al presidente della Repubblica, nei cui confronti siamo stati molto attenti proprio perché sappiamo che è una figura di garanzia. Molti hanno detto che col premierato il Quirinale non si potrebbe esprimere sui problemi di ordine pubblico, come ha fatto l’altro giorno, e anche questo non è vero: perché invece potrà continuare a farlo». Il riferimento è all’intervista rilasciata a Repubblica dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky. «Il premierato costituzionalizzerebbe un’idea di democrazia del vincitore e del vinto. Il vincitore si può facilmente considerare abilitato a usare tutti gli strumenti della vittoria. Quale più classico del manganello?».
Si scontrano due visioni. In una tensione inedita. Da un lato la premier, che ha un’idea muscolare della politica, populista e securitaria, e il presidente della Repubblica, che predica la coesione sociale e rivendica misura nella gestione del potere. Mattarella l’altro giorno aveva difeso Meloni, per gli insulti e le offese subite. Ha sempre cercato di mantenere un rapporto di buon vicinato. Dopo l’uscita di ieri potrebbe iniziare una nuova fase nei rapporti tra i due.
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