L’Anm replica a Mantovano: “I magistrati non fanno politica. Chi lo afferma mente al paese”
Non solo i magistrati “non fanno politica”. Ma chi lo afferma “mente per lucrare consenso e indebolisce le istituzioni”. Anm, risposta a Mantovano, secondo atto. “Ripetere che le toghe vanno contro la volontà popolare rappresenta il consueto tentativo di delegittimare la magistratura italiana. Il nostro rispetto della volontà popolare è assoluto, i giudici fanno semplicemente i giudici: applicano e interpretano le norme, è questo il loro compito. Un compito svolto in ossequio a quanto previsto dalla nostra Carta costituzionale”. È l’incipit della nota firmata dalla giunta nazionale del sindacato delle toghe, che reagisce così coralmente (in giunta siedono tutte le correnti, tranne il gruppo ‘Articolo 101’) all’affondo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Che, lunedì mattina, all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense, aveva posto con forza il tema “grave” di un “deragliamento ” della magistratura, che “erode la sovranità popolare”, si sostituisce agli eletti per “decidere le politiche”, e “si percepisce come un establishment”.
Inizialmente aveva risposto solo il vicesegretario Stefano Celli, di Md (“Se ritengono che qualche magistrato abbia esondato, possono ricorrere alla Corte Costituzionale”). Non bastava: il malessere montava. E ci sono volute 24 ore di confronto in seno all’associazione nazionale magistrati, con una mediazione aperta ma non indolore, considerati i vecchi rapporti di Mi, la corrente che esprime il presidente Cesare Parodi, con Mantovano, oggi uomo di punta di Palazzo Chigi.
La nota prosegue con durezza : “Nessuna invasione di campo, nessuno sviamento giudiziario. Troppo spesso la magistratura diventa un bersaglio davanti alle difficoltà legate al quadro normativo internazionale ed eurounitario, un quadro entro cui i magistrati operano ma che non hanno certo definito. Il nostro dovere è applicare le norme approvate dal legislatore. Lo è oggi e lo sarà domani. I magistrati non fanno politica, affermarlo significa mentire agli italiani e provare a lucrare consenso indebolendo le istituzioni repubblicane”.

Un colpo imprevisto, per l’Anm. Proprio mentre preparava vari incontri istituzionali: domani e dopodomani con i vari gruppi parlamentari (incontreranno da Noi Moderati, alleati della maggioranza, agli esponenti delle opposizioni); e soprattutto il nuovo faccia col ministro Nordio, il 15 aprile.
Già nella riunione del comitato direttivo di sabato scorso, sia Unicost, con il vicepresidente Marcello De Chiara, sia il segretario Maruotti di Area, avevano apertamente manifestato “disagio” per il fatto che il governo prima invita al dialogo poi usa “affermazioni sprezzanti, al limite dell’offesa”. Dopo lungo dibattito , erano state superate le riserve e approvata a maggioranza l’intenzione di accogliere l’invito di Nordio. Poi l’affondo del sottosegretario – frutto di un’analisi politica- che rischia di pesare sui successivi passaggi.
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