Le Pen: “Invidio a Meloni i miliardi del Pnrr”. Conte: “Nemmeno li voleva e ora li sta perdendo”
La serie ‘c’è sempre un sovranista più sovranista di te’ si arricchisce di un nuovo capitolo. Questa volta tocca a Marine Le Pen e il suo oggetto di risentimento è la leader della destra italiana Giorgia Meloni. La ragione? L’enormità del Pnrr concesso all’Italia, che per di più è la Francia a pagare, secondo la numero uno del Rassemblement national.
“La cosa che invidio a Giorgia Meloni è l’enormità del piano di rilancio che ha riguardato l’Italia e che noi, la Francia, andremo a pagare”, dichiara alla radio pubblica transalpina France Inter. E rincara la dose: “Non minimizzo il lavoro di Meloni, ma con 240 miliardi ricevuti dall’Unione europea è più facile”.
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Nella polemica si inserisce Giuseppe Conte, che rivendica la sua battaglia da allora presidente del Consiglio per ottenere i fondi dall’Europa in tempo di covid. Il leader pentastellato non si ferma qui ma attacca la premier italiana: “La destra francese a Meloni invidia solo quello che Meloni non ha fatto. Chissà se sa che mentre il mio governo lottava per ottenere quegli oltre 200 miliardi in Europa, Meloni ci dava dei criminali in Italia e faceva votare ‘astensione’ ai parlamentari di Fratelli d’Italia”, posta sui suoi social.
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“Oggi in Italia gli unici cantieri aperti e gli unici investimenti in corso sono proprio grazie a quei soldi: per scuole, strade, asili, strutture sanitarie. Senza quei soldi saremmo in piena recessione. E la cosa più preoccupante è che li stiamo perdendo perché li spendono con enorme ritardo: la corsa è solo per il riarmo”, conclude Conte.
Il tema non è del tutto inedito. Già durante la campagna elettorale del 2022 che vide il trionfo di Meloni, il Partito democratico attaccò la destra per i no al Pnnr in diverse votazioni in Europa e In Italia. E stando ai numeri, per quanto concerne Fratelli d’Italia, il partito di Meloni allora espresse un voto favorevole, mentre in altre quattro votazioni si è astenuta.
Nell’aprile del 2021, quando l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi presentò alla Camera e al Senato il testo finale del Pnrr da inviare a Bruxelles entro la fine del mese, la deputata FdI Meloni dichiarò così l’astensione del suo gruppo: “FdI non accetta il metodo di un Piano volutamente tenuto chiuso in un cassetto e, poi, presentato al Parlamento con la formula del ‘prendere o lasciare’”.
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