Mattarella: “Carta Onu bussola per affrontare ogni crisi”
ASTANA – “L’Onu è una bussola per affrontare ogni crisi e ogni conflitto da una prospettiva equilibrata e costruttiva”. Secondo giorno di Sergio Mattarella ad Astana. Parla davanti a un centinaio di studenti dell’Accademia di formazione della pubblica amministrazione del Kazakistan. E torna ad elogiare questo paese ex Urss, confinante con la Russia, la cui influenza è sensibile, ma libero, autonomo, calato dentro le regole del multilateralismo. Missione diplomatica, ma anche commerciale. I kazaki ci riforniscono di carbone, gas, petrolio. Un Paese con cui collaborare intensamente nell’ambito di quello che viene definito “un partneriato strategico”.
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“Apprezziamo pienamente il costante riferimento delle istituzioni kazake alla centralità della Carta delle Nazioni unite”, specifica. I kazaki hanno rinunciato al nucleare. Li elogia anche per questa scelta, e l’adesione “al Trattato di non proliferazione e di messa al bando degli esperimenti nucleari. Una scelta di pace e di civiltà”, la definisce. Come già altre volte il Capo dello Stato torna poi a predicare la necessità del dialogo. “Sarebbe velleitario immaginare che singoli Stati siano in grado di attuare soluzioni efficaci su fenomeni di vasta portata, prescindendo dalla collaborazione con gli altri Paesi”.
Che cosa ha imparato dalla sua lunga vita in politica?, gli chiede una studentessa.

“La mia età avanzata mi ha fatto fare molte esperienze, questo è il vantaggio di chi invecchia”, premette, per poi aggiungere: “Bisogna collaborare, e con riferimento alla pubblica amministrazione, innovare, aggiornarsi, una cosa sempre più urgente in questo tempo”. Invita a guardare avanti, nella modernità.
Buona parte del discorso ruota intorno all’intelligenza artificiale. Un tema che lo appassiona da tempo. Ma criticamente, mettendo in guardia. “Rappresenta innovazione che riscrive le regole del sistema ed è capace di trasformare i nostri modi di organizzare, lavorare, vivere. Tuttavia non è un soggetto. Non esiste un’etica delle macchine, bensì l’etica di chi le governa e, con essa, governa la competitività dei Paesi con ripercussioni sociali, economiche e geopolitiche”.
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