Mattarella da Hiroshima: “Le minacce nucleari si stanno moltiplicando, sconsideratezza inquietante”
HIROSHIMA – Nella gelida luminosità di Hiroshima, Sergio Mattarella sosta silenzioso davanti al Monumento della pace. Depone una corona di fiori, fa un inchino. Davanti a sé, all’orizzonte, può vedere la cupola simbolo della ferocia atomica: l’unico palazzo che in quel giorno di estate di 80 anni fa (6 agosto 1945) rimase in piedi. C’è nell’aria una commozione diffusa. Qui tutto venne incenerito dalla bomba americana. Duecentomila morti. Generazioni rovinate per sempre. Una pagina indegna dell’umanità, di cui si parla troppo poco. “Fa impressione essere qui”, dice il presidente.
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Venti di guerra soffiano sull’Europa. E “le minacce nucleari si vanno moltiplicando. Sono in gioco i destini dell’umanità”, dice. Uno dei sopravvissuti – uno dei Hibakusha – gli racconta di quel pomeriggio: “Ero bambino, stavo giocando all’aperto, vidi nel cielo un lampo accecante, ero a diciassette chilometri dall’epicentro, andai a cercare mio padre, era l’inferno, ovunque solo morti o persone ferite…”. Parlano altri testimoni. A un certo punto l’interprete non riesce più ad andare avanti. Scoppia a piangere.
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Mattarella punta il dito contro la Russia. “Si è fatta promotrice di una rinnovata e pericolosa narrativa nucleare, a cui si aggiungono il blocco dei lavori del Trattato di non proliferazione, instillando l’inaccettabile idea che ordigni nucleari possano divenire strumento ordinario nella gestione dei conflitti, come se non conducessero inevitabilmente alla distruzione militare”.
Dice: “La Repubblica italiana condanna fermamente queste pericolose derive”.
E contro la Corea del Nord: “Appare imperdonabile l’atteggiamento della Corea del Nord. Deve abbandonare immediatamente il proprio programma atomico e missilistico, e impegnarsi nel percorso della denuclearizzazione della penisola coreana”.
Mattarella è preoccupato perché “il tabù nucleare – pilastro nei rapporti internazionali per decenni – viene eroso, pubblicizzando l’esistenza di armamenti atomici di cui si sottolinea la portata limitata, controllabile, circoscritta a singoli teatri di operazioni, e dunque implicitamente suggerendo la loro accettabilità nell’ambito di guerre che si pretenderebbero locali”.
Il presidente visita il museo che raccoglie i segni della tragedia. Poi incontra l’associazione che l’anno scorso è stata insignita del premio Nobel della pace. Sono una ventina di donne e uomini che all’epoca erano bambini. Gli ultimi testimoni. “Assistiamo a pulsioni di dominio che ruotano attorno a concetti di potenza e a logiche di spartizione”, dice Mattarella. Il mondo si è fatto improvvisamente complicato, infido.
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