Mattarella ricorda Giancarlo Siani: “Uccidere i giornalisti è uccidere le nostre libertà”
“Ricordare il sacrificio della vita di Siani porta inevitabilmente alla mente i numerosi giornalisti morti perché colpevoli di testimoniare la verità, di raccontare le violazioni del diritto, le aggressioni, le guerre, lo sterminio senza pietà. L’assassinio dei giornalisti è un assassinio delle nostre libertà, di una parte di noi a cui la comunità non intende rinunciare”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda Giancarlo Siani “barbaramente ucciso da killer della camorra perché aveva acceso la luce sulle attività criminali dei clan, svelato i loro conflitti interni, le viltà che li caratterizzano”.
C’era una volta Giancarlo Siani
Siani, cronista del quotidiano il Mattino, fu ucciso dalla camorra il 23 settembre 1983 con dieci colpi alla testa di calibro 7.65, mentre, al volante della sua Citroën Mehari rientra nella sua casa nel quartiere dell’Arenella.
“Sono trascorsi quarant’anni – ricorda ancora il capo dello Stato – da quell’agguato. La sua testimonianza vive nella società che rifiuta l’oppressione delle mafie e dei gruppi di criminalità organizzata e tra i suoi colleghi giornalisti fedeli all’etica della professione e impegnati ogni giorno in una funzione cruciale per la libertà della convivenza civile. Quel feroce assassinio è parte incancellabile della storia e della memoria della Repubblica. Lo animava un forte senso di giustizia sociale che si nutriva di legalità. Il suo impegno di cronista ne Il Mattino e nelle altre testate con cui ha collaborato era strettamente legato a valori di umanità e di civismo”.
Continua Mattarella: “Far conoscere la realtà criminale che la camorra voleva occultare era un modo per tentare di liberare il territorio dallo strangolamento operato dalle attività illegali che ne opprimono vita e sviluppo. Le verità raccontate sono state la ragione della spietata rappresaglia. Il percorso giudiziario, che ha portato alle condanne di esecutori e mandanti, mostra una volta di più che gli assassini mafiosi possono essere colpiti”, conclude il presidente della Repubblica.
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