Mattarella ricorda Willy e cita Luther King: “Odio moltiplica odio, violenza moltiplica violenza”
COLLEFERRO- “Willy Duarte era un italiano esemplare”, dice Sergio Mattarella nella piazza gremita di tremila studenti, coi bambini delle elementari vestiti di rosso che sventolano festosi i tricolori. Cinque anni fa quattro bruti lo uccisero con colpi di arti marziali, quattro contro uno. Willy aveva 21 anni e aveva cercato di sedare una rissa, di aiutare un amico in difficoltà. Un delitto che ripugna. Pochi giorni dopo, a Vo Euganeo, Mattarella inaugurando l’anno scolastico lo definì in un discorso carico di pathos “un amico”, c’era ancora il Covid, ed era un settembre opulento come adesso. Mattarella l’ha insignito della medaglia d’oro al valor civile e istituito la Giornata del rispetto, e qui rende onore al suo coraggio: “Un nostro ragazzo che non dimenticheremo, voleva evitare una violenza e la violenza è esplosa contro di lui”. Poi, nel passaggio più politico, aggiunge: “Nelle società di oggi ritorna un clima di avversione e rancore di reciproco rifiuto che spesso sfocia nella violenza e giunge all’omicidio. Sui social e non solo su di essi vengono amplificate parole di odio che vengono accompagnate da una narrazione per generare sfiducia, per provocare conflitti, divisioni e scontri. Sono rifiutate la realtà, il rispetto delle opinioni, la critica civile, il diverso da se stesso viene visto come un nemico, da combattere e abbattere”.
C’è troppa gente nella piazza intitolata a Willy, si coglie un’emozione non trattenuta in questa città di 22mila abitanti e quando parla la mamma di Willy, la signora Lucia, (“sia ricordato come un amico di tutti, non come eroe”), a tanti scappa una lacrima. Mattarella l’ha voluta incontrare prima della cerimonia, dirle che la Repubblica non l’abbandonerà. Quando si aggiusta il microfono la sua voce non arriva a tutti, “fate silenzio, silenzio”, dicono in tanti, e Mattarella cita Croce, “la violenza non è forza, ma debolezza”.
I due capi del quartetto omicida, i fratelli Bianchi – Gabriele e Bianchi – aspettano in carcere la sentenza d’appello dopo il processo di primo grado che li ha condannati a 24 anni di reclusione. Due bulli di paese, tatuati, fisici palestrati, che si avventano su un ragazzino con tecnica da squadristi. Mattarella evoca Martin Luther King, “l’odio moltiplica l’odio, la violenza moltiplica la violenza”. Chissà, ci si chiede, se da queste tragedie si possa imparare davvero qualcosa, che sempre la realtà smentisce i migliori propositi.
Parlando col sindaco, Pierluigi Sanna, 36 anni, Pd, si percepisce che bisogna avere fiducia. Il sindaco pesca Pavese: “Le stagioni vengono da sole, l’uomo le accompagna. Conoscevo Willy, non i Bianchi. Che dire? E’ stata la banalità del male. Una tragedia che ha fatto di Colleferro la periferia dell’Impero, ma l’abbiamo saputa interpretare, abbiamo reagito, qui prima c’erano rifiuti tossici, 140 milioni di debiti, un processo per mafia, ora, investendo su cultura e sociale, ecco che sono sorti un teatro, un auditorium, due biblioteche, la casa delle associazioni, quattro facoltà universitarie”.
“La vita sociale sia fondata sull’amicizia”, dice Mattarella. “Dobbiamo guardare alla violenza del nostro tempo per contrastarla, per sconfiggerla”. Poi si sofferma in silenzio davanti al monumento dedicato a Willy. Vorrei mandare un abbraccio a tutti i genitori che hanno perso i propri figli”, dice la signora Lucia. Mattarella le stringe la mano: “Non vogliamo dimenticare”. Poi il corteo presidenziale riparte per Roma.
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