Meloni al Senato, appello all’unità su Fitto in Ue. E sui migranti attacca Sea Watch

Un appello all’unità su Raffaele Fitto in Ue. “Mi auguro che tutte le forze politiche italiane si facciano parte attiva presso le proprie famiglie politiche europee affinché questo risultato per la nostra nazione possa essere raggiunto rapidamente e senza inciampi” dice la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle sue comunicazioni al Senato in vista del Consiglio europeo del 17 e del 18 ottobre a proposito dell’indicazione di Raffaele Fitto come commissario e vicepresidente della nuova commissione Ue di Ursula von der Leyen.

La premier in Aula vestita di rosso con accanto i sue due vicepremier, alla sua destra Antonio Tajani e a sinistra Matteo Salvini. Prende la parola leggendo attentamente e velocemente il suo discorso. Il tema dell’auspicata unità nazionale in chiave Ue è sostanziato con due esempi concreti: “È quello che noi abbiamo fatto – ricorda Meloni – nella scorsa legislatura all’atto della nomina di Paolo Gentiloni, quando proprio Raffaele Fitto, in rappresentanza di Fratelli d’Italia, si espresse a favore del candidato italiano e conseguentemente il gruppo di Ecr votò in suo favore, e addirittura il presidente Silvio Berlusconi chiese di partecipare ai lavori di una commissione che non era la sua, per poter prendere la parola e intervenire a sostegno di Paolo Gentiloni”.

“Ci sono momenti – continua Meloni – in cui l’interesse nazionale deve prevalere su quello di parte: mi auguro che sia uno di questi senza distinguo e senza tentennamenti”. Una riflessione che tocca il nuovo ruolo Ue e le considerazioni in proposito di due ex inquilini di Palazzo Chigi: “Il Rapporto Letta sul mercato interno e, ancor più, il Rapporto Draghi sulla competitività europea, hanno fotografato con chiarezza i numeri e le ragioni della nostra perdita di ruolo negli ultimi decenni”. “Entrambi i rapporti, e non sono stilati da due persone che il nostro spesso semplicistico dibattito definirebbe ‘europeiste’, ammettono in sostanza che il mondo nel quale troppo a lungo ci siamo crogiolati è finito, e che dunque non possiamo sfuggire all’occasione storica che questa nuova legislatura europea ci offre: scegliere finalmente, e con coraggio, che cosa vogliamo essere e dove vogliamo andare”, dice ancora Meloni.

L’indicazione di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Europea “riconferma la ritrovata centralità dell’Italia in ambito europeo, rafforzata da un governo credibile che garantisce la stabilità politica in un momento in cui tutto intorno a noi è instabile”, continua Meloni. “La delega al Pnrr” del commissario Raffaele Fitto, “secondo le indicazioni della presidente dovrà essere esercitata congiuntamente con il commissario Dombrovskis: qualcuno ha letto in questo affiancamento una ipoteca rigorista, ma questa collaborazione di carattere paritario rappresenta piuttosto un’opportunità per il commissario italiano di far valere le ragioni di una necessaria maggiore flessibilità negli investimenti, una posizione storicamente italiana che ha trovato un primo parziale accoglimento nella riforma del Patto di stabilità”. Meloni si sofferma sulla nuova legislatura europea che “si è aperta all’insegna della preoccupazione e dell’incertezza per il protrarsi della guerra in Ucraina, per la drammatica escalation in Medio Oriente e i mutamenti geopolitici e le molte difficoltà attraversate dall’Ue, in parte per questi scenari e in parte figli degli errori del passato”, dice ancora.

Migranti

“Considero vergognoso che l’organizzazione non governativa Sea Watch definisca le guardie costiere ‘i veri trafficanti di uomini’, volendo delegittimare tutte quelle degli Stati del nord Africa, e magari anche quella italiana, in modo da dare via libera agli scafisti che questa Ong descrive invece come innocenti, che si sarebbero ritrovati casualmente a guidare imbarcazioni piene di immigrati illegali. Sono dichiarazioni indegne, che gettano la maschera sul ruolo giocato da alcune Ong e sulle responsabilità di chi le finanzia”, commenta Giorgia Meloni. Sui social si è acceso il battibecco tra la premier e Sea Watch. La sezione italiana dell’ong tedesca ieri sera aveva scritto sul proprio profilo: “Il governo Meloni degli autopronunciati patrioti spende centinaia di milioni di euro dei contribuenti per deportare e incarcerare qualche migliaia di migranti in Albania. Forse le tasse degli italiani possono essere spese meglio, per accogliere e includere, anziché respingere”.

E quali sarebbero le azioni concrete presidente Meloni? Finanziare cosiddette guardie costiere composte dai veri trafficanti di uomini? Incarcerare migliaia di innocenti perché guidavano l’imbarcazione su cui sono arrivati? Spendere milioni di euro italiani per carceri oltremare?— Sea-Watch Italy (@SeaWatchItaly) October 13, 2024

Conflitto in Medio Oriente

Meloni ribadisce: “Riteniamo che l’atteggiamento delle forze israeliane sia del tutto ingiustificato, oltre a rappresentare una palese violazione di quanto stabilito dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Per contro, non si può non tenere presente la violazione della stessa risoluzione compiuta negli anni da Hezbollah, che ha operato per militarizzare l’area di competenza di Unifil. La posizione del governo italiano è che si debba lavorare alla piena applicazione della Risoluzione 1701 rafforzando le capacità di Unifil e delle Forze Armate libanesi”.

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