Pagliarulo (Anpi): “Il clima riflette i fastidi della destra, ma sarà un 25 Aprile straordinario”
La miglior risposta allo “sfregio di Cichero”, sostiene il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, la darà «l’enorme mobilitazione popolare che porterà con sé la celebrazione degli 80 anni della Liberazione». Ancora fresca la polemica generata dalla rimozione della tomba del partigiano Federico Beronio nel piccolo cimitero della Val Cichero, nell’entroterra ligure, un caso locale «che pure dice molto di una certa insensibilità alla storia della Resistenza» – dice Pagliarulo, oggi a Genova in Ansaldo per la celebrazione del 25 Aprile, in arrivo il giorno dopo l’aggressione neofascista al sindacalista della Cgil che ieri ha portato in piazza i genovesi – dall’associazione partigiani si ridimensiona la portata politica del caso, ma non quella “culturale”. «La gran parte degli italiani sono antifascisti, ma va ricordata loro la storia delle nostre fondamenta tutti i giorni, per prima cosa a scuola: la memoria della Resistenza è “memoria costituente”».
Cosa ci dice, questo piccolo caso ligure, alla vigilia degli 80 anni della Liberazione?
«L’episodio va preso come un atto di insensibilità e superficialità da parte di un sindaco di paese, ma riflette la cultura di una certa destra che oggi ci ritroviamo al governo, e vede con fastidio l’intera storia di Liberazione. Non lo dico io, ma i continui casi di questo genere che negli ultimi anni hanno coinvolto esponenti politici di tutti i livelli, per primi quelli più alti».
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La sindaca di San Colombano ha detto la tomba del partigiano è già stata “ricomposta”. Cosa rimane, allora, di questa vicenda?
«La tempistica, così vicina alla commemorazione più importante, e il dato che sfugge al sindaco in questione e ai tanti insensibili alla storia partigiana: il fatto che quella della Resistenza sia “memoria costituente”. Da quei venti mesi di lotta partigiana è nata la nostra repubblica, la nostra specifica Costituzione. Quanto successo a Cichero non è solo una mancanza di rispetto gratuita, insomma».
Quanto è politico e quanto culturale, il problema, se in luoghi dove si è fatta la storia partigiana si agisce come a Cichero?
«Va detto che i comportamenti dei sindaci di destra non son omogenei. Ci sono molti di loro che rispettano la memoria della Liberazione perché legati alla cultura del Paese, altri indifferenti se non avversi. Io non conosco l’amministratrice in questione, ma so che l’indifferenza per la storia vale quella per i cittadini e la propria terra».
Il Paese è disseminato di cippi, tombe, memoriali: si può fare di più per ricordare e mantenere, e come?
«C’è un attività che va avanti da decenni, per preservare i monumenti di memoria. Ci sono itinerari, passeggiate, biciclettate, incontri. Come Anpi stiamo lavorando a una enciclopedia dei cippi e dei segni della Resistenza sul territorio. C’è la massima attenzione, da parte nostra».
Da parte di chi manca, invece?
«Penso ad esempio che andrebbe potenziata la cura della memoria in fase di formazione, nelle scuole. Spesso i luoghi della memoria della Resistenza rinviano a una cultura locale, penso anche a stragi nazifasciste molto note come quelle di Marzabotto, o della Benedicta: sono pezzi di storia di cui c’è più contezza sui rispettivi territori che a livello nazionale, e non dovrebbe succedere. Dei crimini nazifascisti in Italia, nonostante tutto, si è ancora raccontato poco».
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Qual è lo stato di salute del Paese, a 80 anni dalla Liberazione?
«Preoccupa un governo che pare così poco sensibile al valore della celebrazione, ma emerge una sensibilità popolare altissima. A dimostrazione che stiamo parlando di una festa nazionale, non divisiva come si cerca di farla passare. Sarà un 25 Aprile straordinario».
Nonostante le polarizzazioni?
«C’è il tentativo sbagliato di “attribuire” il 25 Aprile a una sola, limitata parte politica. Questa è una festa di parte, è vero: ma dalla parte della repubblica, delle fondamenta della società italiana, di noi tutti, della stra grande maggioranza dei cittadini italiani che si dicono antifascisti. Anche in partiti di destra come Lega e FdI, a riprova che non vanno confuse le idee degli elettori con quelle dei dirigenti».
Il 25 Aprile il presidente Sergio Mattarella sarà a Genova con l’Anpi, e prima con lei a Milano, la premier Giorgia Meloni?
«Non lo so, francamente, ma può essere ignoranza mia. Lei lo sa?».
Negli ultimi anni il 25 aprile ha diviso anche sulla scia delle divisioni dell’opinione pubblica e della stessa sinistra in tema di guerre, quella in Ucraina per prima. Oggi?
«Oggi mi colpisce il silenzio dell’opinione pubblica internazionale, dell’occidente in generale, su una tragedia immane come quella che stanno vivendo i palestinesi: è tutto molto triste. Noto il giusto sdegno nei confronti del massacro di Sumy, ma nessuna vera reazione a quanto Netanyahu sta portando avanti a Gaza e con la continua espropriazione delle terre palestinesi in Cisgiordania. Si tratta del doppio standard politico con cui purtroppo si guarda la realtà in Occidente, e rende inaffidabile l’Europa, soprattutto, palesemente incardinata sui due pesi e due misure. E da europeo trovo insopportabile ci si giri dall’altra parte in questo modo, davanti alla tragedia di Gaza».
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