Sanità, Schlein: “Un anno dal decreto fuffa, la destra litiga e le liste di attesa si allungano”
Sulla sanità il Pd non arretra. Anzi, passa all’attacco. “Dopo quasi un anno dal decreto fuffa di Giorgia Meloni che avrebbe dovuto abolire le liste d’attesa, fatto a pochi giorni dalle elezioni europee, la situazione per la sanità pubblica è sempre più drammatica”, osserva Elly Schlein.
La segretaria dem, insieme ad altre forze di opposizioni, da tempo sta portando avanti una battaglia in difesa della sanità pubblica e contro le scelte del governo Meloni. “Non solo perché le liste d’attesa continuano ad allungarsi, con ricadute gravi sulla salute dei cittadini italiani, ma anche perché il governo Meloni, dopo i tagli della scorsa legge di bilancio sulla sanità, brancola nel buio. Ormai anche i governatori di destra accusano il governo di non aver stanziato risorse adeguate e di non avere un piano concreto, come dimostra il litigio tra il ministro Schillaci e il presidente Fedriga. Giorgia Meloni rimetta i piedi a terra perché gli italiani che non si possono permettere di andare dal privato rinunciano a curarsi, e sono ormai 5 milioni”, commenta Schlein.
Il Pd, dunque, rilancia la mobilitazione sulla sanità. Domani, intanto, è previsto l’esame del Dpcm sui poteri sostitutivi di Roma in caso di gravi inadempienze delle Regioni sulle liste d’attesa come primo punto all’ordine del giorno della Conferenza Stato Regioni, mentre ieri c’è stata una nuova riunione tecnica e oggi si incontreranno gli assessori alla Sanità della commissione Salute prima della Conferenza di giovedì.
Il decreto sui poteri sostitutivi di Roma in caso di gravi inadempienze delle Regioni sulle liste d’attesa nella sanità potrebbe essere approvato anche senza il sì dei governatori grazie a un passaggio in Cdm che potrebbe vararlo con una delibera motivata. Il via libera potrebbe arrivare “già forse venerdì prossimo”. Un nodo, questo dei poteri sostitutivi al centro di un braccio di ferro che si trascina da quasi sei mesi e che vede da un parte il ministro della Salute Orazio Schillaci schierato contro “l’immobilismo di diverse Regioni” e dall’altra le Regioni che vedono in questo provvedimento una invasione di campo tanto da aver bocciato lo scorso 26 marzo all’unanimità l’ultima versione del decreto inviata dal ministero e rilanciando con altre modifiche. Il nodo del Dpcm ruota attorno al ruolo dell’organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria istituito presso il ministero della Salute che nei casi delle inadempienze più gravi può intervenire al posto delle Regioni. Organismo già reso più soft visto che nella versione originaria gli si attribuivano poteri ispettivi con il ricorso ai Nas.
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