Allarme Spice, la droga spacciata come ‘leggera’ che seduce i tredicenni su TikTok
“È solo erba sintetica, non fa niente”. Me lo ha detto un ragazzino di 13 anni, in seduta. Sorriso sfrontato, occhi bassi, quell’oscillazione continua tra il voler sembrare grande e il restare bambino. Parlava dello Spice, la droga che circola su TikTok e che qualcuno spaccia, in tutti i sensi, come una “cannabis leggera”. Ma lo Spice non è erba. Non ha nulla di naturale.
Cos’è Spice
È una miscela di foglie secche impregnate di cannabinoidi sintetici, molecole create in laboratorio, fino a 100 volte più potenti del THC. L’aspetto è innocuo, quasi banale, come una tisana dimenticata sul fondo di una busta. Ma gli effetti non lo sono: tachicardia, convulsioni, allucinazioni, paranoia, psicosi durature, danni cerebrali permanenti. In alcuni casi, morte improvvisa. Il nome è esotico, rassicurante: “Spice” sembra un soprannome da fumetto. E su TikTok diventa intrattenimento: video veloci, ironici, normalizzanti.
“Se è sui Social non fa male”
È così che ragazzi di 13, 14 anni ci cascano: attratti dal brivido, convinti che se sta su un social non possa essere così grave. Ma oggi lo spacciatore non è più l’uomo all’angolo della strada: è un algoritmo. Non offre bustine in un vicolo, ma suggerisce contenuti in un feed. Il risultato, però, è lo stesso: la sostanza arriva, il rischio resta.

Nascosta nelle e-cig
In Inghilterra, ricerche recenti hanno scoperto che perfino una sigaretta elettronica su sei contiene Spice all’insaputa di chi la fuma. In Italia, dati epidemiologici parlano di un uso non marginale tra gli adolescenti: oltre il 10% dichiara di averlo provato almeno una volta.
Numeri che non raccontano solo una sostanza, ma un meccanismo culturale. Quell’età è il crocevia perfetto per ogni trappola. A 13 anni il corpo cambia, l’identità vacilla, il bisogno di sentirsi parte di un gruppo diventa urgente. Lo Spice promette appartenenza e coraggio a basso costo.
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Il gioco diventa incubo
È la scorciatoia chimica a un vuoto che non sanno nominare. E quando lo provano, il gioco diventa incubo: crisi di panico ingestibili, ospedali pieni di ragazzi con convulsioni, adolescenti trasformati in “zombie” per giorni interi. Dietro la chimica dello Spice c’è la psicologia di una generazione che fatica a tollerare la frustrazione. Un like non basta mai, un’ora di silenzio pesa come un macigno, un “no” suona come rifiuto assoluto. Lo Spice intercetta esattamente questa fragilità: offre un’evasione immediata, un’ebbrezza istantanea, una sensazione forte che annulla la noia. Ma è un inganno crudele, perché a quella stessa velocità consuma e spegne.
Molti genitori mi dicono: “Mio figlio certe cose non le guarda”. È un’illusione comoda. La verità è che nessuna camera da letto è impermeabile all’algoritmo. Non basta vietare, togliere il telefono o chiudere gli occhi. Serve parlare. Raccontare che dietro a un nome accattivante si nasconde un veleno. Offrire spazi di parola, ascolto, sport, relazioni vere. Perché se non siamo noi a educare, lo farà il web. E il web non educa: intrattiene, normalizza, seduce. La domanda vera non è solo “come fermare lo Spice”, ma “perché dei tredicenni hanno bisogno di cercarlo”.
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Il vuoto dei ragazzi
Che vuoto stiamo lasciando ai nostri ragazzi, perché abbiano necessità di riempirlo con sostanze nate per annullarli? Se non diamo loro strumenti per affrontare la noia, la rabbia, il dolore, cercheranno altrove. E quel “altrove” oggi è a portata di click. Lo Spice è la metafora perfetta del nostro tempo: travestito da innocuo, diffuso da un algoritmo, consumato da chi non sa ancora quanto fragile sia la propria identità. Per questo, come adulti, non possiamo più permetterci il lusso dell’ingenuità. Lo Spice non toglie solo lucidità. Può togliere la vita.
Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, presidente Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo “Di.Te” Docente di Psicologia delle Dipendenze Tecnologiche Università E-Campus Docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Università Politecnica delle Marche
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