Allerta antibiotici, arriva la nuova strategia che aiuta i virus a uccidere i batteri
Prendiamo troppi antibiotici e questo porta il nostro organismo a resistere ai loro effetti. Ciò significa renderli meno efficaci, se non del tutto inefficaci. Di fronte a questa prospettiva, un gruppo di ricercatori della Flinders University, in Australia, ha sviluppato una nuova strategia che utilizza i virus per uccidere i batteri.
In pratica, di fronte alle crescenti preoccupazioni sulle infezioni resistenti agli antibiotici, il gruppo internazionale di esperti microbici ha lanciato un potente e flessibile toolkit genomico (un insieme di strategie, strumenti o risorse utilizzabili) gratuito online per uno sviluppo più rapido della terapia fagica.
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I fagi, virus che uccidono i superbatteri
Dopo decenni di ricerche, i fagi o virus batteriofagi che prendono di mira e uccidono batteri specifici, sono considerati la prossima frontiera nella ricerca di metodi rapidi ed efficaci per ridurre il numero di decessi e le gravi malattie causate ogni anno dai “superbatteri” resistenti agli antibiotici. E gli sviluppatori della Flinders University sostengono che la nuova piattaforma, chiamata Sphae , è in grado di valutare se un fago è adatto a una terapia mirata in meno di 10 minuti.
Secondo lo studio portato a termine dal team del Flinders Accelerator for Microbiome Exploration (FAME), e pubblicato sulla rivista di Oxford Bioinformatics Advances , questo rappresenta un grande passo avanti nella valutazione rapida della sicurezza e dell’idoneità dei fagi per affrontare le infezioni resistenti agli antibiotici .
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La tecnologia Sphae
“Sphae integra tecnologie di sequenziamento ad alto rendimento con pipeline computazionali avanzate, consentendo ai ricercatori di analizzare in modo efficiente set di dati vasti e complessi – spiega Bhavya Papudeshi, del gruppo di ricerca FAME, al College of Science and Engineering della Flinders University -. Dà priorità alla sicurezza, segnalando i geni associati a tossine o tratti indesiderati per garantire che solo i candidati più sicuri vengano promossi per uso terapeutico. A contraddistinguere Sphae sono adattabilità e scalabilità. Il flusso di lavoro supporta un’ampia gamma di tecnologie di sequenziamento, mentre il toolkit può gestire i massicci set di dati tipici degli ambienti di elaborazione ad alte prestazioni, rendendolo uno strumento prezioso per i laboratori che affrontano progetti su larga scala”.
“Sphae non solo contribuisce alla ricerca terapeutica, ma favorisce anche una più ampia comprensione degli ecosistemi microbici e del loro impatto sulla salute globale e sul clima – sottolinea il co-direttore del gruppo FAME e professore di bioinformatica Robert Edwards, del College of Science and Engineering della Flinders University -. Questa tecnologia elabora più genomi di fagi contemporaneamente, risparmiando tempo e gestendo in modo efficiente set di dati più grandi”. Aggiungendo: “Abbiamo notato che Sphae funziona efficacemente anche in set di dati misti o complessi, fornendo risultati coerenti e accurati per aiutare a identificare i fagi che possono potenzialmente combattere i ceppi batterici resistenti. Offre una visione completa dei genomi dei fagi, riassumendo caratteristiche chiave come i marcatori di resistenza e virulenza per una migliore comprensione della sicurezza e della funzionalità dei fagi”.
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L’allerta Onu e Oms
Intanto, le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità avvertono che le infezioni resistenti agli antibiotici sono in aumento, in particolare tra le persone anziane e vulnerabili. Un recente studio globale pubblicato su The Lancet prevede che i potenziali decessi per resistenza agli antibiotici continueranno a salire e più che raddoppieranno, arrivando a 2 milioni all’anno, con un bilancio delle vittime che salirà a oltre 39 milioni di persone entro il 2050, a meno che non vengano prese misure urgenti per trovare alternative. Un altro studio del 2022 ha stimato che quasi 5 milioni di decessi all’anno sono associati a batteri resistenti ai farmaci, con un impatto maggiore nei paesi a basso e medio reddito.
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Il futuro della medicina
Edwards sostiene che le iniziative volte a creare banche di fagi per patogeni comuni come Achromobacter, Acinetobacter e Stenotrophomonas fanno parte di un’iniziativa globale volta ad ampliare la ricerca su nuovi trattamenti antibatterici. “Quando gli antibiotici convenzionali non saranno più efficaci, la terapia fagica personalizzata potrebbe diventare una parte standard della pratica medica, semplificando e accelerando la scoperta di fagi terapeutici adatti all’infezione del singolo paziente – spiega -. Con programmi come Phage Australia e innovazioni come Sphae, i ricercatori sono un passo più vicini a sbloccare il pieno potenziale di queste meraviglie microbiche”. E conclude: “Il futuro della medicina risiede nell’uso preciso, efficiente e sicuro dei fagi per combattere le infezioni batteriche e ridare speranza ai pazienti di tutto il mondo”.
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