Antidepressivi e ansiolitici, sintomi da sospensione per il 15% dei pazienti
Smettere di prendere un antidepressivo dopo molto tempo può causare transitori sintomi da sospensione, che in genere sono però di entità limitata.
Gli effetti della sospensione
È il risultato di un’analisi comparata di oltre 50 studi di ricerca su una popolazione di oltre 17.000 pazienti che hanno smesso di prendere antidepressivi dopo un periodo di assunzione di almeno due mesi: gli effetti da sospensione più comuni sono vertigini e nausea, ma sono per lo più lievi e transitori. Inoltre gli effetti della sospensione sono avvertiti anche da molti pazienti che prendevano un placebo anziché un farmaco attivo.
Sameer Jauhar, professore di psichiatria all’Imperial College di Londra, sottolinea che questi sintomi in genere non causano disagio clinicamente significativo e che i risultati della ricerca, di cui è stato uno degli autori, dovrebbero rassicurare definitivamente i pazienti.
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L’allarme sulle sindromi da sospensione degli antidepressivi era scattato nel 2019, quando un altro studio inglese, condotto dagli psicologi James Davies, professore di antropologia medica alla Roehampton University di Londra, e John Read, docente di psicologia alla University of East London, aveva invece rilevato che in un paziente su due si potevano osservare sintomi importanti. Ma questo studio, secondo Jauhar, non era stato condotto con modalità abbastanza rigorose: si era basato su dati provenienti da questionari online, non aveva tenuto conto dei differenti effetti dei diversi tipi di antidepressivi e non aveva fatto un confronto con il placebo.
Sintomi da sospensione per il 15% dei pazienti
Una recente ricerca tedesca, coordinata da Jonathan Henssler, direttore del Gruppo di ricerca per la medicina basata sulle evidenze dell’Università di Berlino, dopo aver analizzato i risultati di 79 studi clinici diversi ha concluso che i sintomi da sospensione (vertigini, nausea, mal di testa, insonnia) possono verificarsi nel 15% dei pazienti, ma solo nel 3% in modo clinicamente significativo.
La questione dei sintomi che possono comparire alla sospensione di una cura con antidepressivi, dopo essere stata trascurata per anni, ha ricevuto recentemente molta attenzione da parte della comunità scientifica. Vanno tenute in considerazione principalmente due variabili: il meccanismo d’azione del farmaco e la sua persistenza dell’organismo.
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I farmaci
I farmaci dotati di un legame molto forte con i recettori delle cellule nervose hanno un’azione molto incisiva sia in termini terapeutici che di effetti collaterali; la loro brusca interruzione può determinare una iperattivazione di questi recettori, che si trovano improvvisamente liberi dal farmaco, con cambiamenti fisiologici che vengono avvertiti dal paziente come sintomi. In genere sono sufficienti pochi giorni perché la situazione torni al suo equilibrio abituale.
I farmaci con minore persistenza nell’organismo, pur avendo il vantaggio di essere smaltiti rapidamente, sono quelli che tendono di più a dare sintomi da sospensione, mentre con quelli che tendono a essere eliminati più lentamente l’effetto dell’interruzione è avvertito con minore intensità. Il modo migliore per gestire queste problematiche è quello di scalare gradualmente il dosaggio prima della cessazione totale, concordando con il medico i tempi dello scalaggio.
Lo psichiatra inglese Allan Young, direttore del Centro per i disturbi dell’umore del King’s College di Londra, conclude che, sebbene alcuni sintomi da sospensione si possano presentare all’interruzione di un trattamento antidepressivo, questi sono in genere di modesta portata e tendono a svanire col tempo. Sarebbe quindi un peccato se, per il timore dei sintomi sopra ricordati, i pazienti rinunciassero a una terapia efficace e sicura che può guarire la depressione migliorando significativamente la qualità della vita.
Francesco Cro, psichiatra, Dipartimento di Salute Mentale, Viterbo
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