Bambini (e animali) dimenticati in auto. Adesso c’è una soluzione
In Italia i dispositivi anti-abbandono sono obbligatori per chi trasporta in auto bambini sotto i 4 anni. Ma la loro presenza non garantisce da sola la totale sicurezza: restano possibili dimenticanze drammatiche che, nei mesi più caldi, possono trasformarsi in tragedie. L’ammonimento viene da uno studio pubblicato sull’American Journal of Public Health da ricercatori del Children’s Hospital di Philadelphia. “Qui negli Stati Uniti, purtroppo, sono oltre 1000 le vittime di “colpo di calore pediatrico veicolare”, con una media intorno ai 37 bambini all’anno”, spiega Jalaj Maheshwari, ingegnere e ricercatore al centro per la prevenzione del Children’s Hospital di Philadelphia. “Per questo abbiamo voluto esaminare 354 casi recenti, identificare i 10 principali scenari e stimare l’efficacia dei sistemi salvabebé in quelle situazioni”.
GPS e rilevatori di anidride carbonica
Lo studio ha valutato sia le tecnologie a rilevamento indiretto, come algoritmi che inviano un avviso se una porta posteriore è stata aperta e chiusa prima della partenza (possibile indizio della presenza di un passeggero) o alert del navigatore GPS a destinazione; sia le tecnologie a rilevamento diretto, che monitorano l’abitacolo con sensori in grado di riconoscere la presenza di persone. Tra queste, seggiolini “intelligenti” che avvisano se il bambino è ancora seduto quando l’adulto si allontana, oppure sistemi più sofisticati che rilevano la CO2 del respiro o persino il battito cardiaco. E proprio il sensore di battito cardiaco è risultato il più efficace, capace di riconoscere la presenza del bambino in ogni scenario, indipendentemente dalla posizione in auto. Gli altri – rilevatori di CO2, sensori a pressione o sistemi radar – hanno raggiunto percentuali di successo comprese tra l’80% e il 90%.
Dimenticare un bimbo in auto, quel black out che stacca dalla realtà
“Il sensore per il battito cardiaco è progettato per identificare il battito del bambino basandosi sulle vibrazioni che capta nello chassis del veicolo. Ecco perché, indipendentemente dalla posizione del bambino, è risultato il sistema più efficace nel rilevare la sua presenza nell’abitacolo)”, ci spiega Maheshwari. “Ma il sensore deve funzionare perfettamente e non dare letture false positive o false negative: quindi va testato con accuratezza una volta montato sul veicolo, in differenti scenari, ad esempio con varie temperature ambientali e differenti sistemazioni all’interno del veicolo”. Tra le tecnologie di allarme, l’unica che avrebbe potuto garantire soccorso in tutti i dieci casi analizzati nello studio è la notifica a terze persone (in particolare ai servizi d’emergenza). “La cosa che ci ha sorpreso di più è che nessuna delle tecnologie, da sola, potrebbe gestire con successo il 100% dei casi tratti dalla vita reale che abbiamo considerato. Questo perché i casi di “colpo di calore pediatrico veicolare” (PVH) che possono presentarsi sono così diversi tra di loro che diventa molto difficile per un solo sistema di sicurezza gestirli tutti”, commenta Maheshwari.
Serve una combinazione di diverse tecnologie
Per la massima prevenzione serve una combinazione di tecnologie, insomma. Lo studio pubblicato sull’American Journal of Public Health può servire da campanello d’allarme per stimolare la diffusione di soluzioni più sicure. “I produttori di automobili potrebbero usare il nostro studio, con i dieci scenari esemplari che abbiamo considerato, per creare un sistema di sicurezza che rilevi presenze a bordo in tutti gli scenari possibili, emetta i segnali di allarme appropriati, in modo incrementale (partendo da un semplice campanello, per poi passare al clacson, accendere l’aria condizionata e chiamare il servizio d’emergenza”, commenta Maheshwari. “E i legislatori potrebbero usare i nostri dati per stabilire standard e protocolli di test per valutare le tecnologie installate sui veicoli e assicurarsi che coprano tutti i casi di PVH che potrebbero verificarsi”.
L’allarme su smartphone non basta
In alcuni scenari presi dalla vita reale, le tecnologie di rilevamento indiretto, come gli alert del navigatore GPS a fine viaggio, o gli alert via Bluetooth dall’auto, si sono mostrati inefficaci. “Perché l’alert GPS sia efficace, innanzitutto bisogna che l’adulto usi il GPS. In alcuni dei casi che abbiamo esaminato – quelli in cui i bambini sono stati lasciati intenzionalmente dagli adulti nell’auto, o quelle volte in cui il bambino entra da solo nell’auto sotto il sole – la sola prevenzione via GPS è inefficace”, spiega Maheshwari. “Inoltre i sensori che mandano allarmi via Bluetooth allo smartphone dell’adulto quando rilevano la presenza di un bambino sono inefficaci se l’adulto ha lasciato il telefono nell’auto o se non è in grado di usare il telefono perché incapacitato”.
Incidenti che possono capitare a tutti
Nessun genitore, per quanto premuroso, può ritenersi immune da questo rischio.”Non esiste un profilo psicologico del genitore più incline a dimenticare il figlio in auto: sono incidenti che possono capitare a chiunque. È importante informare gli adulti del pericolo di lasciare i bimbi in auto d’estate, anche per pochi minuti” spiega Maheshwari.
Le raccomandazioni per i genitori
Alcune raccomandazioni utili: “Non lasciate mai un bambino da solo in auto, nemmeno per poco tempo. Aprire i finestrini o parcheggiare all’ombra non è sufficiente. Controllate sempre i sedili posteriori: per assicurarvi di guardare indietro una volta arrestata l’auto, sistemate un oggetto essenziale come la vostra borsa sul sedile posteriore. Chiedete al personale dell’asilo o della scuola di chiamarvi se i vostri figli non arrivano all’ora prevista. Tenete le chiavi dell’auto al di fuori della portata dei bambini, e insegnate loro a non andare a giocare dentro o attorno all’automobile. Agite prontamente se vedete un bambino (o anche un animale) da solo in un veicolo: chiamate i servizi di emergenza”.
Condividi questo contenuto: