Cicatrici di guerra, una missione in Ucraina per curare i bambini
Cicatrici di guerra. Ustioni che marchiano la pelle di tanti bambini e adolescenti vittime di un conflitto che non hanno scelto, come quello in Ucraina. Giulia ha 10 anni e, a causa di un’esplosione, il 60% del suo corpo è coperto da ustioni di III grado. Segni che non si cancellano facilmente e che il progetto “Mission to Kiev”, nato per offrire un percorso terapeutico gratuito ai feriti di guerra ucraini, cura ogni giorno.
I dati del primo anno di questa iniziativa umanitaria sono stati appena presentati al SIME 2025, il Congresso della Società italiana di medicina estetica, dal dottor Yehor Kolodchenko, presidente dell’Association of Laser Medicine and Cosmetology, di Kiev.
In 10 settimane di terapia, la pelle di Giulia e degli altri partecipanti al progetto si è in parte rigenerata. “La bambina era stata sottoposta a 6 operazioni chirurgiche e a quattro trapianti di pelle. Stava male, non riusciva bene a muovere bene le braccia e la bocca. Ora è migliorata. È stato bello vederla sorridere di nuovo”.
In Ucraina feriti 28.382 civili
Secondo la UN Human Rights Office, tra febbraio 2022 e il 31 dicembre 2024, sono rimasti feriti almeno 28.382 civili in Ucraina, tra cui 1.833 bambini, ma si teme che i dati siano più alti. Questi segni sul corpo rendono difficile il ritorno alla vita normale.
Le ustioni
A oggi, non esiste letteratura scientifica sulle cicatrici di guerra. Analizzando la letteratura disponibile su PubMed, colpisce che esistono solo 18 studi pubblicati, prevalentemente dedicati alla chirurgia maxillofacciale. Dalle poche ricerche esistenti, emerge che le principali ferite sono da ustione. Infatti, l’aria intorno alle esplosioni diventa rovente per un raggio di decine di metri e tutti coloro che vengono coinvolti dalle onde d’urto termiche sono esposti a lesioni a mani, volto e collo, le parti generalmente non coperte dall’abbigliamento.
Il progetto RigeneraDerma, nato per curare gratuitamente le cicatrici delle donne vittime di violenza, è stato esteso gratuitamente, anche ai militari e ai civili feriti durante la guerra d’Ucraina. A sostenere quest’iniziativa l’Università di Verona con la collaborazione del professor Andrea Sbarbati e del professor Francesco D’Andrea dell’Università Federico II di Napoli.
Nel corso di un anno, sono stati trattati 65 pazienti: 5 bambini, 18 donne e 42 uomini. “Su tutti abbiamo avuto risultati positivi osservando che la pelle si rigenerava”, dice ancora Kolodchenko.
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Il dolore dei bambini
Sui bambini il lavoro per ‘cancellare’ i segni della guerra è diverso rispetto a quello che viene fatto sugli adulti. “Il corpo del bambino – racconta Kolodchenko – cresce e la pelle danneggiata tira in modo particolare. Così Giulia, ma anche altri bimbi avevano difficoltà di movimento, bisogna intervenire con cautela. Ma la buona notizia è che nei più piccoli l’epidermide si rigenera più in fretta e quindi i risultati sono più rapidi”.
La terapia
Si è così sviluppato un protocollo terapeutico per le cicatrici di guerra, in genere più complesse rispetto a lesioni simili maturate in ambiente civile. Questo a causa dei composti chimici abbinati ai proiettili e agli esplosivi destinati ad aggredire la pelle in un secondo tempo, causando ulteriori lesioni di estrema gravità. Molto spesso gli amputati di guerra devono subire una seconda amputazione sul tessuto che si riteneva sano nel corso del primo intervento chirurgico.
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Il danno delle cicatrici
“Oggi non esiste ancora un protocollo terapeutico convalidato, né una scala di valutazione del danno determinato da queste cicatrici. Per questo – spiega Maurizio Busoni, professore presso il Master di Medicina Estetica delle Università di Barcellona e di Camerino, che ha dato il via a ‘Mission to Kiev’ – siamo partiti dallo studio delle cicatrici di guerra e delle loro conseguenze, quali ad esempio dermatiti gravi e talvolta croniche o devastanti forme di tumore cutaneo, come le ulcere di Marjolin, che si possono manifestare anche 30 anni dopo la ferita. Questo ha permesso di sviluppare una scala di valutazione delle cicatrici di guerra, che ha permesso di determinare la gravità delle lesioni e successivamente di valutare i miglioramenti ottenuti dopo la terapia”.
Migliora l’aspetto della pelle
Fra gli aspetti interessanti, c’è anche che la terapia è indolore. “Dopo il trauma dell’esplosione molti pazienti hanno paura di essere toccati, hanno paura dei flash e restii a farsi toccare. Il trattamento nei nostri pazienti che hanno subito ustioni e lesioni da esplosione e da combattimento, ha dimostrato di essere indolore, non traumatico e non invasivo, – afferma Kolodchenko -. Migliora la condizione della pelle, riduce le contratture senza effetti collaterali o restrizioni dei pazienti, a differenza delle diffuse tecniche di ablazione laser”.
Ferite complesse da trattare
Ora gli esperti cercheranno di approfondire quest’ambito di ricerca. “Oggi sappiamo – aggiunge Kolodchenko – che anche le componenti chimiche che rendono così complesse queste cicatrici possono essere gestite con successo e che possiamo contribuire a migliorare la qualità della vita di tante persone, al momento in Ucraina ma in futuro anche negli altri teatri di guerra purtroppo presenti in tanti Paesi del mondo. Il rapporto di OHCHR del 31 dicembre 2024 parlava di 1.833 bambini rimasti feriti in Ucraina. Sapere che oggi possiamo aiutarli a ritrovare il sorriso è la più grande soddisfazione”.
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Le altre guerre
In base al rapporto della Ong “Armed Conflict Location and Event Data” (Acled), che mappa i conflitti in tutte le regioni del mondo, ci sono guerre in corso in: Ucraina, Israele, Gaza, Cisgiordania, Libano, Sudan e Yemen e conflitti che coinvolgono l’intero Sahel africano, la Siria e Haiti, mentre sta salendo la tensione tra India e Pakistan ed in Messico e Colombia la guerriglia per il contrasto ed il controllo della produzione e la distribuzione di cocaina sta assumendo i connotati di scontro armato vero e proprio tra bande organizzate e gli eserciti nazionali. E ancora molte cicatrici e ustioni da curare.
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